Cultura

Ai tanti fratelli della Romagna, le
parole di don Camillo e l'alluvione

Nella speranza di portare coraggio e conforto a chi ha subito i danni pesanti dell’alluvione è bello e può essere di grande conforto andare ancora una volta a rileggere quanto Giovannino Guareschi fece dire al suo immortale Don Camillo in occasione di una disastrosa alluvione del Po

La calamità che in questi giorni ha colpito e devastato la Romagna, portando morte e distruzione, deve indubbiamente vedere tutti in prima linea, nessuno escluso, sia nell’aiutare le popolazioni colpite (a nemmeno tanti chilometri da noi) che nel vederci protagonisti (non spettatori) di tutte quelle azioni utili che possano servire sia alla custodia del Creato che a fronteggiare una situazione, quella legata ai cambiamenti climatici, che ancora una volta si è palesata in tutta la sua drammaticità. Ancora una volta, e questo deve essere un primo elemento di conforto, è emerso il grande cuore degli italiani che, da subito, si sono mossi e si stanno muovendo per aiutare chi era ed è in difficoltà. Del resto la generosità, la solidarietà e la sensibilità della nostra gente non è cosa nuova e si è manifestata in innumerevoli occasioni.

Tante sono anche le prese di posizione, le polemiche, le accuse che si stanno sollevando e che, senza dubbio, saranno materia di dibattiti, confronti, scelte future e, molto probabilmente, avranno anche strascichii giudiziari.

Chi scrive queste righe non ha le competenze per entrare in temi su cui saranno altri a dover intervenire e a dover giudicare.

Tuttavia oggi è domenica e, nella speranza di portare coraggio e conforto a chi ha subito i danni pesanti dell’alluvione è bello e può essere di grande conforto andare ancora una volta a rileggere quanto Giovannino Guareschi fece dire al suo immortale Don Camillo in occasione di una disastrosa alluvione del Po, che aveva portato morte e devastazione e, ovviamente, aveva portato anche la gente a fuggire.

Parole che si possono anche riascoltare nel film “Il ritorno di Don Camillo” che proprio quest’anno taglia il traguardo dei suoi primi settant’anni. Don Camillo, unico a rimanere in paese, dalla sua chiesa sommersa dalle acque parlò così al popolo lontano: «Fratelli, sono addolorato di non poter celebrare l’ufficio divino con voi, ma sono vicino a voi per elevare una preghiera verso l’alto dei cieli. Non è la prima volta che il Fiume invade le nostre case. Un giorno però le acque si ritireranno ed il sole tornerà a splendere, e allora ci ricorderemo della fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili e con la tenacia che Dio ci ha dato ricominceremo a lottare perché il sole sia più splendente, i fiori più belli e la miseria sparisca dalle nostre città e dai nostri villaggi. Dimenticheremo le discordie e quando avremo voglia di morte cercheremo di sorridere, così tutto sarà più facile ed il nostro Paese diverrà un piccolo paradiso in Terra. Andate, io resto qui per salutare il primo sole e portare a voi, lontano, con la voce delle campane, il lieto annuncio del risveglio. Che Iddio vi accompagni. E così sia».

Che il primo rinnovato sole possa sorgere e tutti si possa adoperarsi per costruire, ovunque, e insieme, un paradiso in terra.

Eremita del Po, Paolo Panni

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