Ambiente

Rinaturazione Po, l'intervento
del biologo Giovanni Barcheri

Resta il fatto che da decenni lungo le rive del Po e dei principali fiumi padani sono in parte già state cancellate e vengono distrutte molte preziose fasce boscate ed ancora naturalizzate che dovrebbero rappresentare la serie vegetazionale dei boschi igrofili ripariali

Dopo l’intervento di Confagricoltura Mantova sul blocco del processo di rinaturizzazione del Po deciso da AIPO per le difficoltà di trovare una quadra con tutti i soggetti in campo, intervento naturalmente che ha sottolineato positivamente lo stop, registriamo l’intervento del biologo naturalista Giovanni Barcheri.

La contrarietà alla rinaturalizzazione del Po espressa da Confagricoltura di Mantova esprime sicuramente una nefasta posizione ai danni della biodiversità di tutta la Pianura padana ma non è una decisione inaspettata.

Resta il fatto che da decenni lungo le rive del Po e dei principali fiumi padani sono in parte già state cancellate e vengono distrutte molte preziose fasce boscate ed ancora naturalizzate che dovrebbero rappresentare la serie vegetazionale dei boschi igrofili ripariali che conservano un prezioso valore di biodiversità; la causa di tale devastazione è rappresentata dagli impianti della pioppicoltura intensiva con cultivar di Pioppi ibridi canadesi che non hanno davvero nulla a che vedere con la vegetazione autoctona delle aree planiziali delle regioni del nord Italia.       

I cultivar di pioppo ibrido canadese non hanno neppure nulla a che vedere anche con la vegetazione autoctona del bosco planiziale, il quercio carpineto che una volta ricopriva la Pianura padana ed oggi ridotto a pochi lembi lungo le principali valli fluviali tutelate nei Parchi.

I pioppeti coltivati a schiera in ogni caso sottraggono quindi spazi alla biodiversità soprattutto quando sono impiantati  nelle lanche e in altre aree demaniali  in quanto  i frontisti coltivatori ottengono dalle Regioni le concessioni pluriannuali per sottoporre tali aree ai loro impianti.

E quale è il pretesto per ottenere da parte di questi  coltivatori tali concessioni? E’ quanto quanto sostenuto da Regione Lombardia, cioè di voler contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici, ridurre gli apporti chimici, incrementare la biodiversità e migliorare il paesaggio.

Tutto questo è solamente pretestuoso perché la realizzazione di produzioni legnose incompatibili con le condizioni ecologiche del territorio padano  non può essere una reale Sostenibilità perché comporta lungo i fiumi dissesto idro geologico e gravissima perdita di biodiversità; soprattutto quando la misura della pioppicoltura intensiva viene incentivata con fondi della Comunità europea  che sarebbero destinati al reale miglioramento ambientale e non alla distruzione delle ultime tracce di foresta naturale.

In realtà non si è mai fatto nulla per naturalizzare il Po, tranne prendere soldi solamente per progetti ma poi nel concreto si è lasciato dare in concessione le aree demaniali solo ai frontisti coltivatori di pioppicoltura i quali ora non intendono sottoporre tali aree ad altri scopi che non siano di solo sfruttamento intensivo. Perché infatti è solo questo lo scopo della pioppicoltura.

Con buona pace dell’ipocrita finzione green, della presunta Sostenibilità delle fonti rinnovabili derivate da biomasse,   menzogne che purtroppo e talvolta anche diverse Associazioni ambientaliste hanno avvallato“.

redazione@oglioponews.it

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