Arte

Asola, Museo Bellini e il Mio
Diario dipinto di Marino Iotti

La foga della scoperta convive con la caparbietà per la conquista della forma. L’invenzione estemporanea guida la mano, mentre l’occhio dubbioso non s’accontenta e chiede rettifiche finché il quadro non raggiunge la sua pienezza espressiva

Domenica 22 ottobre alle 17.00 presso il Museo civico Goffredo Bellini inaugurazione della mostra Il mio diario dipinto di Marino Iotti. Esposizione a cura di Stefano Santi e Alberto Bernardelli. INGRESSO GRATUITO.

Marino Iotti, nato a Reggio Emilia nel 1954, è pittore astratto, nel senso che non ha come soggetto la realtà visibile, ma rivolge la propria ricerca verso gli elementi fondanti della pittura. Dunque dipinge la pittura che, anche nelle fasi storiche di maggior realismo e aderenza alla realtà, è sempre stata un procedimento tecnico sull’uso del colore de del segno. Iotti continua a interpellarli, svuotandoli di intenzioni documentarie e investigandoli  per le loro valenze simboliche. Per raggiungere questo obiettivo Iotti esplora la tela come fosse la pagina di un diario dove registra le battaglie e le conquiste del suo pensiero, gli ardori e le tenerezze degli incontri, le bellezze e le asprezze di un mondo che fatica a raddrizzarsi, i pieni e i vuoti che circondano le nostre fragilità. Ma non rinuncia a registrare anche le quotidiane incursioni nella vita delle forme, laddove si infrangono le rigide regole del tempo cronologico e si assapora il piacere della fuga dagli obblighi, verso un tempo favorevole, prediletto, a tu per tu con la creazione artistica.

La foga della scoperta convive con la caparbietà per la conquista della forma. L’invenzione estemporanea guida la mano, mentre l’occhio dubbioso non s’accontenta e chiede rettifiche finché il quadro non raggiunge la sua pienezza espressiva. Per ultimo va elogiata la tenace e continua ricerca di trasparenza e di profondità, che da sempre costituiscono i connotati più intimi della pittura e che sono anche caratteri distintivi della vita virtuosa. Profondi, per sentire battere a tratti il cuore del mondo, trasparenti, per non creare barriere e per vedere oltre.

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