Dopo l'ottima mostra al museo
Diotti nasce il cantiere Aroldi
"Il Museo intende mantenere in qualche modo aperto il "cantiere Aroldi", quale progetto di ricerca destinato a fornire ancora alcuni filoni di approfondimento che la mostra stessa ha stimolato". GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Lo hanno chiamato – Cantiere Tommaso Aroldi – perché, per un artista straordinario una mostra e tante iniziative non bastano mai. Ci deve essere una strada, una storia, opere e giorni da continuare a raccontare. Emozioni insomma, dalle quali è giusto non staccarsi. Nascerà un progetto di ricerca su tematiche abbozzate che restano da approfondire e una delle opere del Maestro entra definitivamente a far parte della collezione del Museo, grazie alla disponibilità del proprietario a cederlo.
Il lavoro proseguirà insomma, anche dopo la mostra che si è appena conclusa, con un ottimo successo.
Lo hanno annunciato l’assessore alla Cultura del Comune di Casalmaggiore Marco Micolo e Roberta Ronda, Capo Settore Cultura e Direttore del Museo Diotti che ieri hanno voluto – in una nota stampa – ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione e al seguente successo dell’iniziativa. Un gruppo di lavoro, a partire dal curatore della mostra, il professor Valter Rosa.
“A conclusione della mostra di Tommaso Aroldi – hanno spiegato – desideriamo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione e al successo dell’iniziativa. Oltre al professor Valter Rosa, Conservatore del Museo e curatore della mostra, ricordiamo i componenti del Comitato, Gino Assensi, Giuseppina Bacchi, Ivan Cantoni, Maria Adelaide Donzelli, Marco Orlandi, Andrea Visioli, che per mesi hanno collaborato dedicandosi alle ricerche, poi approdate in un catalogo che rappresenta una tappa fondamentale per la comprensione delle vicende storico-artistiche della nostra città. E ancora, a mostra avviata, si sono resi disponibili per visite guidate e conferenze“.

Fondamentale è stato poi il contributo fornito dai prestatori e, più in generale, da tutti coloro che hanno segnalato opere di Aroldi e hanno aperto le loro case per consentire le riprese di opere inamovibili. “Grazie ai Parroci delle tante chiese del territorio che ospitano opere di Tommaso Aroldi, attraverso cui si è creato un circuito inedito di itinerari patrocinato dalla Diocesi di Cremona. Grazie alla Biblioteca Maldotti e al Comune di Guastalla per aver organizzato una sezione collaterale della mostra, a Regione Lombardia per il contributo e a Casalasco Società Agricola SpA (Pomì) che ha consentito la realizzazione del videodocumentario sugli Itinerari aroldiani proiettato in mostra e oggi disponibile nel canale YouTube del Museo e nel sito www.museodiotti.it. Qui si possono già trovare anche le registrazioni delle conferenze di approfondimento svoltesi nel periodo di apertura della mostra: La Camera Egizia di Tommaso Aroldi a Guastalla; La decorazione della Sala Consiliare di Casalmaggiore; Tommaso Aroldi a Martignana di Po; Tommaso Aroldi e l’industria della bigiotteria; Tommaso Aroldi a Vicomoscano“.
Si arricchisce anche il patrimonio del Museo Diotti: “Siamo inoltre felici di condividere la notizia che, a mostra conclusa, il patrimonio del museo ha potuto arricchirsi del bell’autoritratto giovanile di Tommaso Aroldi, con cui si apriva il percorso espositivo, ora entrato nelle collezioni permanenti. Ciò è stato possibile grazie alla disponibilità del proprietario che, dopo aver concesso in prestito il dipinto, ha accolto la proposta di cederlo definitivamente al Museo e grazie ai fondi provenienti dall’acquisto delle tessere annuali sostenitore, da sempre riservati all’acquisizione o al restauro del patrimonio. Cogliamo l’occasione per segnalare quest’opportunità a tutti gli amici del Museo: la tessera costa 50 euro, consente di accedere liberamente per un anno a tutte le iniziative del Museo e rappresenta un concreto supporto per l’incremento del patrimonio“.
Infine l’annuncio: “Il Museo intende mantenere in qualche modo aperto il “cantiere Aroldi”, quale progetto di ricerca destinato a fornire ancora alcuni filoni di approfondimento che la mostra stessa ha stimolato“.
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