Targa per Rotelli: "Dopo di lui
tutti malati trattati con dignità"
Una targa vicino alle scuole elementari, una targa davanti ad una pianta messa a dimora dodici mesi fa, non appena era venuto a mancare Franco Rotelli. Perché è a lui, dopo un mese di eventi dedicati alla riforma psichiatrica della quale il casalese Rotelli è stato protagonista, che quella pianta e quella targa sono dedicati.
Si è chiusa così “La città sociale, la città che cura”, promossa da Antonella Pizzamiglio, grande amica e collaboratrice di Franco Rotelli, braccio destro di Franco Basaglia, con l’appoggio forte dell’amministrazione comunale. Un momento toccante al quale ha partecipato anche Carlo Federico Rotelli, figlio di Franco che da lui ha ereditato la passione e l’umanità per lo studio della malattia mentale.
La targa è stata benedetta da don Claudio Rubagotti, parroco di Casalmaggiore, mentre una rosa rossa è stata depositata in cima all’albero dal sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni. “La città sociale, la città che cura – ha detto il figlio di Rotelli – è la sintesi estrema del lavoro svolto per tutta la vita da mio padre. Immaginare che un malato psichiatrico debba andare in un luogo altro rispetto a casa sua, perché così ci sarà chi si prende cura di lui, è l’esatto opposto di quello che Franco pensava”.
Morto a Trieste, dove ha vissuto buona parte della sua vita e dove ha portato avanti la riforma Basaglia anche dopo la morte del “titolare”, Franco Rotelli non a caso è stato ricordato anche da Giovanna Del Giudice, presidente della Conferenza della Salute Mentale, oltre ai collaboratori di Rotelli, sempre a Trieste, ossia Cesare Zago e Daniela Vidoni.
Don Claudio ha sottolineato come la riforma Basaglia-Rotelli abbia considerato la cura davvero per tutti, cancellando quelle differenze che spesso avevano creato, in passato e prima della riforma, delle urgenze di serie A e delle urgenze di serie Z, dal malati psichiatrici, agli anziani, agli emarginati della società in genere.
Giovanni Gardani (video Alessandro Osti)
