Cronaca

Casa Giardino, le 2 tartarughe, la
messa gentile e un infinito cielo

I risultati

Erano attese, e si sono ambientate subito, senza particolari problemi. Da ieri Casa Giardino ha due ospiti in più: sono due maschi di tartaruga, due piccoli (ma poi neppure tanto) diventati adulti e donati da una famiglia alla comunità. Le tartarughe sono state accolte come succede qui, con tanta curiosità, semplicità e gioia. Col cuore…

Saranno volontari e ragazzi a prendersene cura: hanno un loro delimitato spazio, sono onnivore (anche se ci hanno detto che più di tutto amano fragole, frutta e crocche dei gatti) hanno bisogno di acqua che non ristagni, di sgranchirsi di tanto in tanto. Di riposare quando l’aria si fa fredda e di tornare a muoversi quando poi il caldo torna a fare capolino tra l’erba e le piante. Qui, nel piccolo paradiso di frontiera, spazio ce n’é per tutti: la famiglia di Casa Giardino é una famiglia allargata dove tutti hanno una propria dimensione. Una propia dignità ed attenzione.

Sarebbe bello ci fossero anche galline, e conigli, ed altro ma per questioni di carenza di volontari specifici (mica facile seguire polli e galline) ci si limita a quel che c’é.

Ci sono gli abbracci, ci sono i sorrisi. C’é la messa, Morena a far da chierichetta loquace, Patrick da seconda (e a volte prima) voce, Giampaolo da dotto e una partecipazione attiva di tutti i figliuoli che dialogano con il prevosto che spiega loro il vangelo. Ci sono le preghiere finali in cui ognuno prega per qualcun altro. In cui ti ricordano per ogni gesto, per ogni parola e per ogni silenzio. In cui sei al centro dell’universo seppur la tua fede scricchiola, o non esiste affatto. Ci sono nomi e persone – volontari, suore, amici, figliuoli, conoscenti – che viaggiano in un’altra dimensione “… ma che sono qui, e sempre con noi…“. Ci sono fatiche, e dolori, e pensieri che fanno fatica a palesarsi ma poi qualcuno te le legge in viso. Ci sono le suore, ti prendono per mano quando a fatica ricordi il nuovo padrenostro e non preghi da secoli. Ci sono luci, e personale, e volontari impegnati in cucina per il pranzo del sabato. Ci sono, a fine funzione, gli abbracci da scambiare, i sogni da sognare, l’estate alle porte con le sue feste e le sue trasferte. La musica, i picnic, le visite, i viaggi, il mare… Ci sono persone entrate per la prima volta e già coinvolte nelle feste che verranno…

Ognuno ha il suo spazio, il suo pezzo di terra e di cielo…

Ci sono stelle che ti restano dentro e la sensazione che quell’energia che permane, quella forza che loro comunicano sia davvero una forza inspiegabile dalla comune ragione, una forza sovraumana. Una pura energia capace di rigenerare. Più della presa della corrente, un wireless senza interruttori ne App da attivare che parte dall’anima e nell’anima altrui si posa. Anni fa, qualcuno a poca distanza da qui insegnava che l’amore é uno di quei sentimenti che non é mai in perdita. Che costruire é tutto quel che abbiamo e che siamo. Che ognuno, a prescindere, ci mette una pietra, per piccola o grande che sia, liscia e squadrata o irta di angoli e crepe, lineare o sgangherata. Che tutto – impilato con cura in una stretta calorosa – alla fine si regge perché é il risultato finale di un dono. Di una folgore che illumina il buio.

Due tartarughe in più. Due piccole vite in cammino. Da ieri fan parte di una nuova famiglia, quella della Casa. Erano felicemente attese e si sono ambientate subito. Non hanno ancora un nome, ma hanno una fortuna. Quella di essere parte – riconosciuta – di un tutto che ha ancora spazio per stupire, e per stringere e stringerci forte.

Na.Co.

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