Bielorussia, Lukashenko: “Se Nato ci attacca useremo armi nucleari con la Russia”
(Adnkronos) – Il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, ha detto che un attacco della Nato contro il suo Paese attiverebbe la nuova dottrina nucleare della Russia, approvata questa settimana da Vladimir Putin. “Non appena ci attaccheranno, useremo armi nucleari e la Russia sarà con noi”, ha affermato Lukashenko durante un incontro con gli studenti a Minsk, come riferisce l’agenzia di stampa statale Belta.
Lukashenko ha ringraziato il presidente Putin per la recente modifica della dottrina nucleare russa e ha detto che “americani e polacchi” stanno già facendo manovre al confine. Ieri, il Cremlino ha avvertito che la nuova dottrina nucleare è un “segnale definitivo” ai Paesi occidentali per dissuaderli da qualsiasi tentativo di dirigere i loro obiettivi verso la Russia e i suoi alleati.
Due giorni fa Putin, citato dalla Tass, durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale dedicata alla deterrenza nucleare, ha affermato che la Russia si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari in caso di aggressione contro la Federazione Russa e la Bielorussia, “anche nel caso in cui il nemico, utilizzando armi convenzionali, crei una minaccia critica alla nostra sovranità”.
“Si propone che l’aggressione alla Russia da parte di qualsiasi Stato non nucleare, ma con la partecipazione o il sostegno di uno Stato nucleare, sia considerata come un attacco congiunto alla Federazione Russa”, ha detto Putin, parlando delle modifiche alla dottrina nucleare e sottolineando che “le condizioni per il passaggio della Russia all’uso di armi nucleari sono chiaramente stabilite”. Secondo il presidente russo, Mosca potrebbe prenderne in considerazione il ricorso se rilevasse l’inizio di un lancio massiccio di missili, aerei o droni contro la Federazione.
Le modifiche alla dottrina nucleare in Russia consentiranno al Paese di diventare “più flessibile ed efficace”, ha affermato il presidente della Commissione difesa della Duma, Andrey Kartapolov, una delle tante voci dell’establishment politico a Mosca che in questi mesi ha rilanciato la minaccia nucleare in modo tale da mantenere l’alone di incertezza e ambiguità sul ricorso ad armi nucleari, ambiguità che apre la strada a interrogativi e dibattito in Occidente. “I cambiamenti sono stati apportati per garantire che la dottrina corrisponda alla realtà di oggi”, ha ribadito Kartapolov.
Qualcuno si è preso la briga di calcolare: dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina allo scorso giugno, lo spettro del nucleare è stato evocato da personalità in Russia 74 volte. E’ chiara l’accelerazione: dal 1999 sono state 95 in totale.