Gaza, Usa ancora in pressing su Israele: “Vogliamo risposta costruttiva”
(Adnkronos) – Stati Uniti in pressing su Israele dopo l’ultimatum sul rischio embargo alle armi lanciato in una lettera a firma dei dipartimenti Usa di Stato e Difesa. Nella missiva al governo israeliano, gli Stati Uniti chiedono cambiamenti della politica a Gaza entro un tempo fissato a 30 giorni per permettere l’aumento del livello, ora bassissimo, di ingresso di aiuti. Pena lo stop degli aiuti militari americani destinati Tel Aviv.
“Lo abbiamo fatto in passato, ha funzionato e quindi stiamo facendo questo per avere una risposta costruttiva da Israele”. E’ quanto ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, rispondendo ad una domanda durante il briefing con la stampa. La portavoce ha ricordato che l’amministrazione ha infatti inviato una lettera simile lo scorso aprile, ed in quell’occasione ottenne appunto una risposta costruttiva dal governo israeliano. “Abbiamo visto una diminuzione degli aiuti e vogliamo essere sicuri che la cosa venga affrontata e per questo è partita la lettera”, ha aggiunto Jean-Pierre.
Nella serata di ieri, quindi, l’aggiornamento del portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller. “Negli ultimi giorni – ha spiegato – abbiamo visto qualche miglioramento, abbiamo visto che Israele ha riaperto la strada dalla Giordania attraverso cui i militari giordani consegnano l’assistenza umanitaria direttamente al nord di Gaza, 50 camion sono passati attraverso quella strada”, ha riconosciuto il portavoce.
Miller ha quindi ricordato che “in base alla legge americana sull’assistenza umanitaria ci sono delle implicazioni per Israele, che sta facendo di tutto per assicurare che non sia ostacolata”.
Secondo il portavoce, il governo israeliano “ha anche preso misure per migliorare i magazzini e le strutture per le Nazioni Unite e le altre organizzazioni umanitarie, per alleggerire i loro oneri logistici nello stoccaggio e nella consegna degli aiuti”. “Questi sono passi iniziali”, ha sottolineato Miller, ma “vogliamo che arrivino più camion, cibo e acqua e che i civili abbiano i beni di base per la loro vita quotidiana”.
Se entro un mese, quindi dopo le elezioni presidenziali in America, Israele non faciliterà l’assistenza umanitaria a Gaza, potrebbe scattare l’embargo sui trasferimenti di armi per la violazione delle norme Usa sull’assistenza militare ai Paesi stranieri, scrivono il segretario di Stato, Antony Blinken, e il segretario della Difesa, Lloyd Austin, nella lettera indirizzata domenica scorsa ai ministri israeliani Yoav Gallant e Ron Dermer.
“La mancata attuazione di queste misure potrebbe avere conseguenze sulla politica degli Stati Uniti”, hanno scritto Blinken e Austin, esprimendo profonda preoccupazione per il “deterioramento della situazione umanitaria a Gaza nelle ultime settimane”. Dopo le promesse fatte a marzo dal governo Netanyahu, a settembre è stato invece registrato l’ingresso nella Striscia di meno aiuti.
Il portavoce del dipartimento di Stato Miller ha poi confermato martedì scorso l’invio della lettera al governo di Tel Aviv: “Stiamo chiarendo al governo israeliano che questi sono cambiamenti che devono essere fatti e diamo loro un periodo appropriato di tempo per farlo”, ha detto Miller, sottolineando che si tratta di “cambiamenti che devono fare per vedere il numero degli aiuti che entrano a Gaz tornare su dai livelli bassissimi che vediamo ora”.
Miller ha poi respinto l’idea che Washington “mandi una lettera e chieda che questo debba succedere dal giorno alla notte”, difendendo il fatto che alle autorità israeliane viene dato il tempo “appropriato” per fare i cambiamenti necessari perché si abbia “un aumento drastico dell’assistenza umanitaria”.
Infine, il portavoce ha ricordato che la legge per gli aiuti militari all’estero impone che l’amministrazione garantisca che i Paesi che li ricevono non stiano conducendo azioni per impedire arbitrariamente l’accesso ad aiuti umanitari statunitensi.
Nella lettera si chiede l’accesso a Gaza di 350 camion al giorno da tutti e quattro i valichi e l’apertura di un quinto, l’attuazione di pause umanitarie in tutta la Striscia per consentire l’azione umanitarie, almeno per i prossimo quattro mesi, consentire ai civili della zona umanitari di al-Mawasi di spostarsi verso l’interno prima dell’inverno. “Per invertire la tendenza negativa, Israele deve, in conformità con le sue promesse, adottare misure concrete entro 30 giorni”, hanno puntualizzato Blinken e Austin.
Il Dipartimento di stato e quello della difesa, per legge, “devono valutare continuamente” il rispetto, da parte di Israele, delle garanzie fatte all’inizio dell’anno che non limiterà il flusso di aiuti. Per il momento tuttavia gli Stati Uniti continuano a fornire armi a Israele, incluso il prezioso sistema di difesa antimissile Thaad.
Gli Usa chiedono anche a Israele di aprire un nuovo canale di comunicazione per discutere degli incidenti contro i civili, con un primo appuntamento da tenersi alla fine del mese.