Cronaca

Sempre meno giovani:
in 10 anni calati di oltre il 2%

La crisi della natalità si ripercuote sulla popolazione giovanile, e colpisce anche il territorio cremonese, dove negli ultimi 10 anni (2014-2024) si è assistito ad un crollo della popolazione ta i 15 e i 34 anni, del 2,2%. I residenti nel territorio in quella fascia di età sono passati da 72.027 a 70.420, con un calo di 1.607 unità. A dirlo è l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha elaborato i dati demografici di tutti i territori italiani.

Un dato, quello cremonese, in controtendenza rispetto a quello della Lombardia, che registra invece una crescita del 3,1% (+62.920 abitanti nella fascia d’età presa in esame), passando dai 2.012.423 del 2014 ai 2.075.343 del 2024.

LOMBARDIA IN CONTROTENDENZA: CRESCITA DEL 3,1%

Guardando alle altre province lombarde, il saldo risulta positivo per Milano (+10,1%), Monza Brianza (+3,1%), Pavia (+0,8%), Bergamo (+0,4%). Como non ha registrato variazioni, così come Brescia (solo -0,1%). Lodi registra il -0,7%, Lecco il -1%, Varese il -1,3% e Mantova il -1,5%. Calo vertiginoso per Rovigo (-12,8%).

DENATALITA’, IN ITALIA CROLLO VERTICALE

Il crollo della popolazione giovanile è, in ogni caso, un fenomeno che riguarda tutto il Paese. Negli ultimi dieci anni, la popolazione italiana nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni è diminuita di quasi 750mila unità, pari al -5,8 per cento. Nel 2014 avevamo poco più di 12,8 milioni di giovani; nel 2024 ci troviamo con meno di 12,1 milioni.

A livello nazionale la contrazione ha colpito soprattutto il Centro (-4,9 per cento) e, in particolare, il Mezzogiorno, con una riduzione allarmante del -14,7%, toccando punte negative del 25,4 nella provincia del Sud Sardegna, del 23,4 a Oristano e del 21,5 a Isernia. Al Nord, invece, il saldo di quasi tutte le regioni è preceduto dal segno più. Le previsioni, tuttavia, non sono affatto rassicuranti: la denatalità continuerà a fare sentire i suoi effetti negativi in tutto il Paese.

SITUAZIONE DIFFICILE IN TUTTA EUROPA

La crisi demografica interessa una buona parte dei paesi dell’Unione Europea; eppure, in Italia assume proporzioni molto più preoccupanti rispetto ai nostri principali concorrenti commerciali. Tra il 2014 e il 2023, infatti, mentre la Spagna ha visto un calo del 2,8 per cento, altri hanno registrato tendenze opposte: la Francia +0,1, la Germania +1,7 e i Paesi Bassi addirittura +10,4. La media nell’Area Euro si attesta sul -1,9 per cento.

LE RIPERCUSSIONI SULL’ECONOMIA

In aggiunta alla diminuzione, l’analisi della platea giovanile l’Italia presenta altri indicatori negativi: il tasso di occupazione, il livello di istruzione sono tra i più bassi d’Europa e l’abbandono scolastico rimane una problematica significativa soprattutto nelle regioni meridionali.

Nei prossimi decenni queste criticità potrebbero avere ripercussioni gravissime sul mondo imprenditoriale. Già da qualche anno – evidenzia la Cgia – si avvertono le prime avvisaglie soprattutto nel Centro-Nord: le aziende incontrano sempre maggiori difficoltà nel reperire personale qualificato; questo sia per la mancanza di candidati che per l’insufficienza delle competenze delle persone che si presentano ai colloqui. Il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro è sempre più evidente e richiede scelte politiche urgenti; investendo, in particolare, molte più risorse nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale.

Laura Bosio

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