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Vbc Pomì 10 e lode, Bongiovanni:
"L'anno dopo preparai già il palco"

Era già sindaco Filippo Bongiovanni, dieci anni fa. Ed era in tribuna a Novara, ad assistere dal vivo al trionfo della Vbc Pomì Casalmaggiore. “Fu una sorpresa e una grande emozione. Anzi, direi un crescendo di emozioni. Quello fu uno degli Scudetti più inaspettati di sempre, credo miracoloso e direi a questo punto irripetibile. Io seguii abbastanza il campionato di quella squadra, specie dopo il trasferimento a Cremona e si capiva che era molto forte e attrezzata. Però tutti pensavamo potesse arrivare in semifinale e lì fermarsi”.

Invece… “Invece con Conegliano ci fu il primo miracolo sportivo, con la rimonta da 0-2: proprio quando le aspettative stavano scemando, Casalmaggiore riuscì a ribaltare tutto. Ecco, il passaggio del turno fece capire che forse con Novara non era così scontata. Certo, eravamo sfavoriti, ma forse non così tanto come molti pensavano, anche perché battere Conegliano, già allora, era una bella impresa”.

C’è un ricordo di gara-5 di finale? “Le giocatrici in campo e tutto il palazzetto che canta “Noi vogliamo vincere a Novara”. Lì credo che davvero scattò un click mentale. In finale a fare la differenza fu anche la capacità di gestire al meglio la tensione: ricordo che in gara-5 a un certo punto Novara si sfaldò, forse perché da grandi favorite avevano perso tutte le loro certezze, via via che la serie di finale avanzava”.

Una grande festa nella notte di Cremona. “Io arrivavo da Novara, ma tanti arrivarono da Casalmaggiore e da Rivarolo del Re, dove era stato allestito il maxischermo. Non riuscimmo a preparare piazza Garibaldi subito ma ci rifacemmo il giorno, la domenica. Quella però fu una sorta di lezione: l’anno dopo, prima della final four di Champions, chiesi di preparare il palco in piazza, “perché non si sa mai” dissi ai miei collaboratori. Arrivò un altro successo e stavolta festeggiammo subito a Casalmaggiore e poi a Cremona. Sono davvero orgoglioso di avere vissuto l’epoca di Casalmaggiore Campione d’Italia e d’Europa”.

Giovanni Gardani 

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