Locomotiva scomparsa in
Oglio: due le ipotesi plausibili
Due possibi spiegazioni sul mistero della locomotiva a Bozzolo. C’è chi ipotizza che la stessa, essendo caduta in pressione, possa anche essere esplosa in vari pezzi già in quell’ottobre 1944, praticamente appena dopo la caduta e l’impatto con l’acqua. E chi sostiene che il mezzo, di 85 tonnellate, sia stato risucchiato come avviene con le sabbie mobili. Di certo c’è che, dopo avere dragato e scandagliato fino a 10 metri sotto la sabbia, non è emerso nulla, nessun materiale ferroso rilevante.
I lavori potrebbero anche avanzare se non si troveranno altri intralci, anche se ci si aspetta di ritrovare almeno un altro carro ferroviario. “Sono emerse altre due ruote che non hanno in questo momento una collocazione – è stato spiegato dai tecnici – dunque un altro carro deve esserci per forza. Così come la locomotiva, che però potrebbe anche non essere ricercata, qualora non intralciasse il cantiere e la zona di costruzione del ponte. A quel punto rimarrebbe lì dove è sempre stata, anche perché i costi per il recupero diventerebbero pesanti e i tempi si dilaterebbero: noi abbiamo come scadenza il 2026, tempo di concessione dei fondi PNRR”.
Nel 1957 venne effettuato un primo tentativo di recupero. “Ma da testimonianze dirette di alcune famiglie che vivevano in zona e dall’articolo della Domenica del Corriere dell’epoca – ricorda Giuseppe Torchio, sindaco di Bozzolo – di certo quel recupero non andò a buon fine, dunque non è vero che la locomotiva è già stata rimossa anni fa, questa ipotesi direi che possiamo escluderla con certezza. Restano in piedi le altre due”.
In quell’incidente perirono il macchinista Aroldo Albertini (31 anni) e il fuochista Nello Germani (21 anni), costretti a passare su un ponte malmesso dalla prepotenza delle SS che li minacciarono con la pistola. C’è la volontà di ricordarli? “Assolutamente sì – spiega Carlo Alberto Malatesta, sindaco di Marcaria – anche se in realtà qualcosa è già stato fatto dato che proprio a Marcaria c’è un piccolo monumento. Si può però sempre fare meglio e ci impegneremo per ricordare due Caduti di guerra, che non sono morti in un incidente ferroviario, come si sente dire, ma per un vero e proprio omicidio, voluto dalle SS”.
Peraltro Il fuochista avrebbe potuto scendere dal treno ma, dopo che Aroldo Albertini chiese di poter fare passare la locomotiva a vista, senza nessuno alla guida per evitare che potessero esserci morti e feriti, e dopo che le SS lo minacciarono con la pistola di guidare il mezzo senza scendere, anche Germani decise di accompagnare il collega, andando incontro alla morte.
Giovanni Gardani (foto e video Francesco Sessa)