Centenario del Monumento ai Caduti:
Bozzolo rinnova l’appello alla pace
Domenica 2 novembre, durante le celebrazioni per la Giornata dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate, Giuseppe Torchio, sindaco di Bozzolo, ha pronunciato un discorso scandito da riflessioni d’ampio respiro parendo dai valori della pace e in cui ha trovato spazio, con forza, la lezione di Don Primo Mazzolari. Una riflessione, formulata in occasione del centenario del Monumento ai Caduti, in cui – partendo dai tanti conflitti in corso a livello internazionale – non sono mancate considerazioni sul valore del sacrificio delle Forze Armate.
Uno spirito di servizio, un impegno civile che si può (e deve) tradurre, nella visione del sindaco Torchio, nel contesto locale attraverso azioni concrete, volontariato e solidarietà per servire le nostre comunità. Tra memoria e futuro, le parole dell’amministratore locale hanno ricordato l’importanza di trasformare la commemorazione in azione concreta per il bene comune. La cerimonia è stata impreziosita dalla presenza di autorità civili, religiose, militari e scolastiche. Numerosi i cittadini che hanno partecipato ad un momento così rilevante.
In apertura, un focus sulla situazione a Gaza e sulla manifestazione che si è svolta a Bozzolo: “Non possiamo dimenticare il ruolo attivo della nostra comunità nella richiesta della pace per Gaza, la Palestina e per tutti gli scenari di guerra presenti nel mondo. Le oltre 1.500 persone che, a Bozzolo, hanno testimoniato in forma civile e pacifica, con l’intervento dei vescovi di Cremona e di Mantova e dell’imam di Viadana, sono la testimonianza del grido di Don Primo Mazzolari: ‘Tu non uccidere, collegato al noi ci impegniamo: non per noi, ma per gli altri.’ Dobbiamo raccogliere questo grido e farlo nostro, indipendentemente dalle inclinazioni personali.
Di fronte all’oppressione della libertà, all’occupazione militare di interi territori, all’impossibilità di professare liberamente opzioni religiose, civili o politiche nei propri luoghi, il nostro è un grido di dolore per un’umanità spezzata, per una civiltà distrutta, per le speranze negare alle nuove generazioni. È un cumulo di macerie rispetto al quadro delle libertà, ma anche l’emergere di condizioni di mancanza di prospettive e di futuro, con rischi per la vita – soprattutto per bambini ricoverati in ospedale, giovani, donne… Il grido di dolore per un’umanità spezzata, ma anche l’impegno, l’etica della responsabilità che non si esaurisce con la risoluzione dei nostri problemi personali, ma deve rivolgersi alla qualità della vita e delle relazioni delle popolazioni”.
Dopo le considerazioni sulla situazione internazionale, Torchio ha ristretto il campo, passando ad argomentazioni di carattere locale. Un excursus in cui ha ribadito l’importanza del volontariato come punto di riferimento per le comunità e i territori: “Non ho molte cose da dire se non il rammarico per quanto accade anche nella nostra realtà, la amarezza per il modo in cui viviamo la comunità, e per la difficoltà di animare e far crescere il circuito dei volontari impegnati in lavori, azioni e responsabilità a favore degli altri, nei vari campi dove l’altruismo è un fronte fondativo della nostra umanità.
Ai traguardi già raggiunti uniamo l’ambizione di un impegno etico e civico costante per il bene delle nostre comunità. Forse questo è l’elemento che più di ogni altro dobbiamo saper cogliere e coltivare, affinché il sacrificio dei caduti e l’impegno quotidiano dell’esercito e delle forze dell’ordine non siano vanificati da mode effimere o da una perdita di responsabilità. Così potremo onorare i nostri caduti – nel centenario del monumento – con una memoria che si fa futuro”.
L.C.