Cronaca

PUT, via Favagrossa, Romano: "Noi commercianti? Neppure presi in considerazione!"

"Non vorremmo arrivarci, ma siamo pronti a portare la questione in tribunale e chiedere i danni: se riaprono a doppio senso le attività perderanno clienti e valore e senza parcheggi perderanno valore anche le abitazioni. Faremo quantificare quel valore, sia in termini di commercio che in termini di valore delle strutture".

CASALMAGGIORE – Delusione e rabbia. Perché delle loro 390 firme nessuno ha tenuto conto. Via Favagrossa, strada centrale ad alta densità di attività commerciali. La strada, nell’ipotesi del PUT, verrà riaperta al doppio senso di marcia. Nonostante tutti i negozi, nonostante quei marciapiedi troppo stretti. Nonostante le firme e le osservazioni. Nonostante tutto.

Il PUT è un atto di indirizzo, nessuna scelta è definitiva e tutto può cambiare in sede di progetto esecutivo o, nel caso, di revisione tra due anni. Ma il fatto che per i lavori di via Favagrossa non serva poi un investimento ingente in termini di risorse (serve solo lo spartitraffico tra via Favagrossa e piazza Garibaldi e la segnaletica nuova, sia orizzontale che verticale) non fa dormire sogni tranquilli da queste parti.

“Non siamo stati nemmeno ascoltati – spiega Gennaro Romano, contitolare con Gabriella Carinelli, la moglie, dell’edicola cartoleria Portobello – nessuno dell’amministrazione si è visto qui dopo la raccolta firme. Almeno a cercare di capire il perché delle nostre lamentele, il perché di quella raccolta. Quel piano l’hanno fatto non con noi, e neppure per noi, ma sulla nostra testa non tenendo per nulla conto di quello che pensavamo”.

E’ stanco. Ci va giù duro Gennaro Romano: “Dopo una fase di rodaggio adesso l’attività ha cominciato ad andare bene. Siamo venuti in consiglio, sia io che mia moglie, e c’erano altri rappresentanti della via. Ci siamo dovuti sorbire un’ora di lettura di verbali, a cui non eravamo per nulla interessati perché ciò che conta è la decisione finale, non come è nata. Avevamo fatto richieste precise e non abbiamo sentito risposte chiare, ma forse è un nostro limite. Abbiamo atteso sino alla fine che qualcuno venisse qui, a chiedere qualcosa o che qualcuno ci convocasse in comune, anche e solo per parlarne. Abbiamo sempre mostrato la nostra contrarietà con molta misura, decidendo dall’inizio di cercare il dialogo e non lo scontro, e forse è stato questo il nostro errore. E ripeto, nessuno si è interessato di noi. Mi fa specie che poi il consigliere Francesco Ruberti o il vice sindaco Vanni Leoni si lamentino dei social. Ormai per farsi ascoltare è l’unica strada, meno male che possiamo farci sentire almeno lì”.

Il contitolare dell’edicola prosegue. “A differenza delle altre petizioni noi le 390 le abbiamo raccolte nei nostri negozi della via. Abbiamo spiegato a tutti il perché riaprire a doppio senso di marcia è una scelta sbagliata. A questo punto, e dopo questa decisione, ringraziamo il consigliere Francesco Ruberti per non averci neppure ascoltato. Per non aver neppure tenuto conto di quel che dicevamo. Avrebbe avuto tutto il tempo di venire qui per parlare. Non abbiamo mai mangiato nessuno ed accogliamo tutti con lo stesso sorriso da sempre. Nel consiglio, quando parlava, si è scaldato domandando rivolto al pubblico se noi pensassimo che fosse cattivo. No, non lo pensiamo, pensiamo solo che stia sbagliando. Meritiamo considerazione come commercianti. Non si creano più affari portando più auto in piazza, noi diventeremo una via di transito e nulla più e i danni per la nostra via, per le case e per le attività commerciali saranno seri”.

E la battaglia non si ferma qui: “Naturalmente speriamo che il PUT presentato in consiglio resti chiuso il più a lungo possibile nel cassetto in cui l’ha messo il vice sindaco. Un conto è ridisegnare la via con le tecniche delle zone 30, un altro è farlo così. Io sono nato in Svizzera, figlio di emigranti e lì le scelte vanno in quella direzione. Noi andiamo indietro invece di andare avanti. Però non si creda che finisca qui. Noi siamo pronti. Un conto è aprire e portare avanti un’attività dove ci sono parcheggi, dove la gente può fermarsi o quantomeno andare in bicicletta. Un conto eè farlo in una via in cui migliora la qualità della vita e diminuisca o non aumenti il traffico veicolare. Un altro è farlo in una strada in cui non ci si ferma più, in cui si fa fatica a scaricare e caricare la merce. Noi abbiamo aperto a certe condizioni e ci ritroviamo col rischio di chiudere se le condizioni saranno altre. Non vorremmo arrivarci, ma siamo pronti a portare la questione in tribunale e chiedere i danni: se riaprono a doppio senso le attività perderanno valore e senza parcheggi perderanno valore anche le abitazioni. Se apriranno a doppio senso faremo quantificare quel valore, sia in termini di commercio che in termini di valore delle strutture. Nel caso qualcuno sarà chiamato a rispondere degli eventuali danni”.

Nazzareno Condina

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