Il compianto: i Casalmattori e Tiziano Schiroli ricordano la sofferenza e la lotta
Questa fotografia è dolore e speranza. Un piccolo omaggio a tutti coloro che hanno sofferto in tempo di Covid: il compianto sono le anime che non ci sono più, quelle di chi ha lottato e lotta ed in fondo quelle di tutti noi

CASALMAGGIORE – Il cellulare suona, in un pomeriggio qualunque mentre sono a casa, perché il lavoro non è ancora ripreso a pieno ritmo. E’ Tiziano Schiroli: “Vorrei proporre una cosa ai Casalmattori, vi andrebbe di fare una foto che rappresenti il compianto? Vorrei fare uno scatto che renda omaggio a tutti gli operatori sanitari, a chi si è ammalato ed è guarito, a chi ha vissuto la malattia da solo, a chi ha visto fermarsi il lavoro, e soprattutto in memoria di chi se ne è andato”.
Un gesto modesto, attraverso una modesta opera d’arte, alla quale i Casalmattori non hanno potuto dire no. “Per arrivare a questo scatto – ci raccontano – come sempre, abbiamo improvvisato, contro un muro bianco, muovendo il nostro corpo che trasudava emozioni, partecipazione e commozione. Prima di arrivare alla posa finale, abbiamo sperimentato, ci siamo calati nel contesto, abbiamo cercato con gli occhi, con le mani e col corpo, la paura, la disperazione, il bisogno di abbracciarci, la speranza. Ne è uscita una serie di foto bellissime in cui ognuno si è dato intimamente, senza nessun freno, ci siamo lasciati andare completamente, qualcuno ha pianto. Che dire del fotografo, il nostro fotografo Tiziano, che ha messo la sua anima profonda nell’obiettivo e ci ha catturati in tutta la nostra commozione”.
A montare il tutto (la foto non è stata fatta direttamente davanti allo spazio delle locandine funebri, ma montata con photoshop sullo sfondo) Debora Benvenuti: “Non da ultimo – continuano i Casalmattori – dobbiamo ringraziare la mano esperta di Debora Benvenuti, che ci ha collocati dentro ad uno sfondo significativo, precedentemente fotografato da Tiziano, dando il tocco finale. Per vari motivi non tutti i Casalmattori erano fisicamente presenti, ma col cuore c’eravamo tutti, perché noi siamo davvero ed orgogliosamente uno per tutti e tutti per uno”.
“Abbiamo voluto condividere questa fotografia, questo momento, a cui teniamo molto, con i componenti del gruppo Casalmaggiore la nostra Casa, che si sono emozionati quanto noi e si sono uniti a questo omaggio collettivo rivolto a chi ha lavorato duro per salvare vite e a chi ha sofferto a causa di questo Corona che ci ha colti in tutta la nostra fragilità. Non vogliamo dimenticare i medici di base, anch’essi lasciati soli, impotenti a causa di una serie interminabile di disguidi, impossibilitati ad auscultare e a visitare i loro pazienti che stavano male, spesso in casa soli. I medici di base, un bene prezioso, un rifugio sicuro, un punto di riferimento; non sono mancati, anzi, sono stati con noi in ogni momento, ci hanno monitorati, chiamati, tranquillizzati, consigliati e curati; ci sono stati vicini, come sempre”.
Giovanna Anversa
“Gli operatori sanitari hanno bisogno di Te, quanto Tu hai bisogno di loro, il loro aiuto è darti fiducia e appoggio morale oltre alle cure, perché scegliendo quella professione, hanno scelto di credere nel valore della persona, soprattutto se fragile e malata. Soffrono con Te, hanno il Tuo stesso obbiettivo, la Tua stessa felicità: se “vinci” vincono anche Loro. Non sono eroi, sono persone comuni ma speciali di cui questa società individualista, non può fare a meno. Il loro esempio, il loro sacrificio e abnegazione dimostrati in questi mesi, devono caricare tutti noi di responsabilità, affinché il disastro che tutti abbiamo vissuto, non abbia a ripetersi di nuovo. Grazie di tutto”.
Mario Daina
“Il Compianto sul Cristo morto, interpretato dai Casalmattori, è davvero l’immagine che meglio di ogni altra può raccontare la battaglia contro il Covid. Oltre che essere un’opera settentrionale, meno dotta della più classicheggiante Pietà, nel Compianto, come nella battaglia Covid, il vero protagonista è il gruppo: quelle figure convulse che ricordano i medici ricurvi sui letti, la frenesia nelle corsie, le sirene, le bare accatastate. Il Compianto non è un’unica figura imponente e avulsa dal resto, come quelle classiche, bensì è una composizione di gusto popolare, un insieme di personaggi che si muovono in un ambiente. Per noi che siamo stati abituati a sentirci un po’ come delle sculture classiche, il Covid è stato l’avvertimento che invece siamo un sistema. Non c’è economia se non c’è collettività, i centri specialistici sono castelli sulla sabbia se manca una medicina territoriale, lo sviluppo non prescinde dall’ambiente. Soprattutto, i vertici sono inetti se non sanno farsi anche “cerchio” e non si pongono in continuo ascolto e comunicazione con tutte le parti del sistema”.
Annamaria Piccinelli
“Una foto, un’immagine forte che trasmette emozioni e porta a riflessioni, le emozioni sono quelle della paura che abbiamo avuto tutti in questi mesi, da chi era in casa ammalato e in isolamento, a chi in ospedale, a chi costretto a lavorare con il timore di infettarsi e di infettare i propri familiari; poi c’è il dolore e l’angoscia di chi ha perso i propri affetti e c’è anche la rabbia, perché qui in Lombardia ci siamo sentiti abbandonati da chi ci governa quando invece dovrebbe proteggerci. La riflessione è che è bastato un virus per sconvolgere un intero paese, questo momento verrà scritto sui libri di storia e speriamo che occupi solo un breve capitolo. La nostra città ha risposto in modo solidale e lo si è visto dalle tante donazioni destinate all’ospedale Oglio Po. Un grazie sentito a tutti i lavoratori sociosanitari, senza dimenticare chi, nelle Rsa, Busi compreso, ha vissuto momenti particolarmente difficili, a causa della mancanza di tamponi in piena emergenza e non solo. L’auspicio e la speranza sono, che in questa fase due e in quelle a venire, si resti uniti, cittadini e amministrazione comunale, facendo ognuno la propria parte, come una comunità dovrebbe fare per sentirsi tale”.
Gloria Barili
“Sino a febbraio 2020 il nostro ospedale Oglio-Po era destinato a una lenta e progressiva chiusura. A poco a poco sarebbero stati eliminati uno dopo l’altro, i reparti che ancora esistevano. Era chiaramente una strategia per evitare o soffocare le proteste della gente del luogo. E i cittadini del casalasco-viadanese avrebbero dovuto recarsi nei grandi ospedali di città per curarsi. Ma la pandemia del corona-virus ha dimostrato che gli ospedali periferici come l’Oglio-Po hanno ancora una funzione. Sono stati un presidio di primo impatto per la difesa della salute dei cittadini sul territorio, sia per prevenire che per curare. Chi abita nei pressi di via Repubblica di Casalmaggiore ha sentito notte e giorno il continuo lamento delle ambulanze che trasportavano malati all’ospedale. Subito il pensiero andava ai colpiti dal virus: ce l’avrebbero fatta o sarebbero morti? Ora sappiamo che anche qui all’Oglio-Po i medici, gli infermieri e tutto il personale dell’ospedale hanno fatto ciò che era nelle loro possibilità e non si dica che è stato poco poiché l’impossibile non lo sa fare nessuno”.
Sergio Bini
Questa fotografia è dolore e speranza. Un piccolo omaggio a tutti coloro che hanno sofferto in tempo di Covid: il compianto sono le anime che non ci sono più, quelle di chi ha lottato e lotta ed in fondo quelle di tutti noi.
Giovanna Anversa (Foto: Tiziano Schiroli)