Cultura

Romanetti, nuova polemica con
Micolo: "Offensivo verso Teatro"

Non si è ancora conclusa la polemica legata al Teatro Comunale di Casalmaggiore. Una nuova puntata arriva dalle parole via social di Giuseppe Romanetti, ex direttore artistico del Teatro casalese, il quale precisa di non avere voluto indirizzare l’intervento ai giornali (possiamo confermare) ma di lasciare spazio al proprio pensiero sul suo profilo.

“Caro assessore (Romanetti si rivolge direttamente a Marco Micolo, ndr), non è mio costume replicare, ma considerata la chiusura, livorosa, del suo intervento non posso esimermi dal farlo. Scrissi sul mio profilo facebook (così come farò ora, solo per chi vuol leggermi) e non indirizzando il mio intervento ai giornali, che lo ripresero – attribuendo ad esso un’enfasi non richiesta – per sottolineare un profilo di procedura che in realtà esprime a mio giudizio una scelta sostanziale. Lo feci, non per una vana scintilla di polemica, non per una elegia o autocelebrazione, ma perché ho sempre vissuto la mia professione nutrendo la chimera di servire il teatro come espressione di contenuti etici e civili. Alla questione procedurale lei risponde in modo approssimativo”.

La seconda parte della lettera di Romanetti è molto più dura, perché va oltre il tecnicismo dell’assegnazione “pre-bando” della direzione artistica. “Rispetto al teatro, e al suo valore pubblico, risponde con dichiarazioni offensive, non tanto nei miei confronti, ma nei confronti di tutti coloro che attraverso scelte ed espressioni artistiche esprimono valori, e lo fanno con studio e seria professione.

Ciò che in modo sprezzante lei indica come “spettacoli di cosiddetto teatro sperimentale (così lei chiama la prassi teatrale contemporanea, ndr) che hanno spesso ecceduto il limite della volgarità e dell’indecenza (credo che si riferisca ad uno spettacolo che ha fatto quasi 2000 repliche in 30 paesi di tutto il mondo nei più importanti teatri e festival di danza, ndr), che spesso si trasformavano in comizi sul palco”. Ho sempre cercato di agire un teatro che non fosse solo spettacolo ma relazione tra le persone, che mostrasse gli abissi e le virtù degli uomini ponendo in anticipo domande cui forse non v’è ancora la risposta ma che ci interrogano. Non credo che ciò corrisponda a “comizi”. Certo il teatro da quando esiste è spesso messo all’indice dal potere. Io sono convinto che il teatro esiga il conflitto col potere, viceversa sarebbe teatro di regime. E prosegue affermando che “se questo è il teatro sperimentale, finché sarò io assessore, non troverà spazio al Comunale”.

Il Teatro Comunale, negli anni, ha dato ospitalità a forme espressive che la critica nazionale ha esaltato, e che il pubblico ha comunque potuto vedere. In qualche caso apprezzandole, in altri ponendosi domande, in altri ancora esprimendo dissenso, ed è giusto che sia così, perché il teatro e il pubblico devono essere liberi. Sarebbe pleonastico e poco elegante ricordare le dichiarazioni di stima, di critica e artisti, rispetto a quelle programmazioni. E dunque mi sento infine di stupirmi, con un poco di amarezza, per il riferimento ai ‘comizi’. Per tutto ciò che ho ora scritto, e negli anni dimostrato e vissuto, di una cosa sono certo: il Teatro Comunale ha proposto, sollecitato, talvolta provocato, ma non ha mai imposto”.

“Ora invece in nome dei numeri si passano prodotti di intrattenimento di infimo livello, non certo di teatro, da consumare come gli aperitivi perché si pensa che la qualità infine non è poi così necessaria, che è un’opinione, l’importante è fare i numeri. Ma in questa logica stiamo assistendo ad una china pericolosa. Di fatto la cultura è sempre più vissuta come servizio con un impoverimento civile e sociale preoccupante. Il ministero in nome dei tagli (numeri) copre di fatto un’azione coercitiva e censoria, ai non allineati, di triste memoria.

Del resto la democrazia in Italia è ormai un azzardo della statistica per cui a tutti i livelli troviamo persone, con incarichi pubblici, che non hanno numeri (se non una manciata di preferenze), né competenza, né talento. Chiudo auspicando per il Teatro di Casalmaggiore un radioso futuro in cui venga ripreso il teatro per le scuole, i laboratori formativi, i percorsi di avvicinamento al teatro con il pubblico, la grande musica jazz e una programmazione che riporti il teatro ad essere un luogo di passione. Per aspera ad astra”.

redazione@oglioponews.it

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...