Cronaca

Mensa scolastica
casalese: una petizione
dopo le segnalazioni

Nella foto, la scuola primaria “Marconi” di Casalmaggiore


PETIZIONE INDIRIZZATA AL COMUNE

E’ stato pubblicato online un comunicato, a mo’ di petizione sottoscrivibile liberamente, volto a garantire più sicurezza e maggiori controlli alla mensa scolastica della primaria di Casalmaggiore, dopo le recenti segnalazioni che hanno riguardato la presenza di un piccolo verme in un’insalata servita ai bimbi delle elementari “Marconi”.

A scriverlo e a diffonderlo è Gian Carlo Simoni del gruppo Gasalasco, direttamente interessato alla questione visto anche la presenze di propri figli nella scuola casalese: “Comune di Casalmaggiore: per una mensa buona, sana e sostenibile!” è il titolo della petizione.

“Chiediamo al Comune di Casalmaggiore che gestisce la Mensa Scolastica, di seguire le “Linee di Indirizzo Nazionale per la ristorazione scolastica” del 29 Aprile 2010 e “Le Linee Guida della Regione Lombardia per la ristorazione scolastica” Agosto 2002”: riporta il comunicato, che riportiamo in seguito.

 

MOVIMENTO 5 STELLE RICHIEDE DOCUMENTAZIONE AL COMUNE

A muoversi è anche il Movimento 5 Stelle di Casalmaggiore, che “nell’ottica di anteporre sempre la trasparenza in tutte le attività dell’amministrazione comunale, in merito al recente evolversi delle problematiche legate alla mensa delle scuole elementari ha chiesto, ai sensi della legge 241/90 (“Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi”), la visione e la copia dei seguenti documenti: nomina commissione mensa scolastica I.C. Marconi e relativi verbali delle riunioni; regolamento della Commissione mensa; norme scolastiche, locali e ministeriali inerenti la gestione della mensa; copia delibera di indizione gara affidamento mensa; delibera di esecuzione gara con risultati confronto ditte e relativo affidamento alla vincente; capitolato di spesa per l’appalto di forniture inerenti il servizio mensa; budget Miur assegnato annualmente per il servizio mensa e ripartizione dell’introito statale; chi ha diritto a fruire del servizio mensa gratuito a scuola in quanto prestano servizio di assistenza e di vigilanza; chi usufruisce del servizio mensa senza prestare alcun servizio e con quali autorizzazioni; di questi ultimi costi sostenuti per tale servizio e metodi di pagamento utilizzati”.

 

COMUNE CONVOCA INCONTRO

L’amministrazione comunale ha deciso di convocare per martedì un incontro per approfondire il tema della qualità dei cibi serviti alla mensa scolastica: saranno presenti il sindaco di Casalmaggiore, Claudio Silla, un dirigente dell’Asl e la commissione mensa.

 

TESTO DELLA PETIZIONE

Ecco il testo integrale della petizione, lanciata da Gian Carlo Simoni, che può essere seguendo questo link.

Il compito di un Comune, sia che la Mensa sia gestita internamente o che sia data in appalto ad un soggetto esterno, è quello di predisporre il capitolato. Nel Capitolato sono indicate le caratteristiche che le forniture di cibo devono avere. Il Capitolato, quindi, assume un’importanza rilevante per determinare la qualità dei pasti somministrati ai Bambini. Il capitolo 6 delle Linee di Indirizzo Nazionale “Criteri e indicazioni per la definizione del capitolato” a pagina 19 recita quanto segue: “Va precisato che, nella formulazione del capitolato bisogna porre particolare attenzione, oltre alla corretta gestione del servizio, anche alla qualità dei prodotti” e “La valutazione della qualità dell’offerta può concernere elementi caratterizzanti le PRIORITA’ che si intendono perseguire; tra queste si suggeriscono le seguenti: alimenti a filiera corta, alimenti DOP, IGP, STG, utilizzo di prodotti alimentari a ridotto impatto ambientale (alimenti provenienti da PRODUZIONE BIOLOGICA e da PRODUZIONE INTEGRATA); prodotti del mercato equo e solidale per alimenti non reperibili nel mercato locale”. Poi una amara constatazione: “Dato che nel centro cottura si è riscontrata la presenza di minestrone surgelato di provenienza belga, latte di provenienza tedesca, passata di pomodoro extraregionale, olio in bottiglie di plastica a perdere, pur non sapendo cosa prevede il Capitolato predisposto per l’anno scolastico in corso, deduciamo che le Linee Guida vengono pesantemente disattese. Inoltre ricordiamo che la presenza di contenitori a perdere è espressamente vietato dalle “Linee Guida della Regione Lombardia per la ristorazione scolastica” che precisamente nell’allegato 8 a pagina 91 recita tra le altre cose quanto segue: “L’olio deve essere limpido, privo di impurità, deve avere sapore gradevole, colore giallo paglierino o giallo dorato, odore fragrante, gusto sapido che ricorda quello delle olive. Devono essere di produzione e provenienza CEE, preferibilmente italiana. I contenitori non devono essere di plastica a perdere ….”. Ricordiamo che tali Linee Guida Regionali sono state predisposte anche dal Dipartimento di Prevenzione ASL della Provincia di Cremona”. Perché dunque servire cibo biologico nelle mense scolastiche? “Perché fa bene a tutti: frutta e verdura convenzionali – spiega Simoni – contengono residui di pesticidi e altre sostanze chimiche, tollerati dalla normativa generale; in frutta e verdura biologiche non è possibile: non è ammesso alcun residuo. Perché fa bene soprattutto ai bambini: la soglia massima di concentrazione di sostanze nocive negli alimenti convenzionali è calcolata per un organismo adulto del peso di 60 kg: i bambini col cibo, insieme ai nutrienti, assimilano sostanze nocive in percentuale ben maggiore rispetto al proprio peso. Perché lo prevedono i regolamenti comunitari: secondo la normativa europea nel cibo somministrato all’infanzia le sostanze nocive non devono superare 1 grammo ogni 100 tonnellate di prodotto: in pratica siamo alla soglia di rilevabilità! Nei prodotti convenzionali la presenza di sostanze nocive per i bambini è invece frequente (nel 2009 si sono trovate nel 49.6% della frutta, dati ufficiali). Perché lo prevede la legge italiana: tutte le amministrazioni pubbliche che gestiscono servizi di ristorazione collettiva sono obbligate dalla legge a prevedere l’uso quotidiano di prodotti biologici, senza possibilità di derogare. Perché va incentivata l’economia che non inquina: va sostenuta l’agricoltura di qualità, che ha cura della terra, che sviluppa e mantiene occupazione e dignità del lavoro. È possibile scegliere prodotti di aziende vicine alla città, incentivando correttamente il sistema agricolo locale e la tutela delle tradizioni alimentari e culturali. Perché preserva la struttura del territorio: grazie alla maggior sostanza organica nel suolo, le coltivazioni biologiche hanno risvolti positivi sulla sicurezza idrogeologica (non ne abbiamo bisogno visti gli ultimi eventi?) e sull’assetto del territorio. Perché salvaguarda l’ambiente: l’agricoltura biologica tutela e incentiva la biodiversità, utilizza metodi di coltivazione più naturali senza disperdere pesticidi e concimi di sintesi nell’ambiente, riduce l’impatto sulla struttura del suolo. I metodi convenzionali intensivi impoveriscono i terreni e concorrono all’inquinamento dell’aria, delle falde acquifere e dei fiumi. Perché rende più bella la nostra città: l’agricoltura non industriale migliora la vivibilità, la ricchezza di flora e fauna, l’aspetto estetico delle campagne che circondano la città a favore degli abitanti e dei turisti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...