Cronaca

Richiedenti asilo e rifugiati, don Perego ospite al Teatro "Gallerani" di San Giovanni

L’accoglienza dei profughi, che da mesi vede impegnata la Caritas diocesana insieme ad altre realtà del Terzo settore legate al mondo ecclesiale, ha prodotto in alcune comunità qualche segno: chi ha messo a disposizione alcuni ambienti, chi ha fatto un vero e proprio cammino.

Nella foto don Perego

SAN GIOVANNI IN CROCE – Dopo il convegno del 5 novembre sui 100 anni delle Cucine Benefiche di Cremona, la Settimana della Carità prosegue in Diocesi con un ulteriore occasione di riflessione. Giovedì 10 novembre, alle 20.45, presso il Teatro comunale “C. Gallerani” di San Giovanni in Croce il sacerdote cremonese mons. Gian Carlo Perego, direttore nazionale Fondazione Migrantes, aiuterà ad approfondire il tema: “Richiedenti asilo e rifugiati in Italia: la partenza, il viaggio, l’accoglienza nelle città, tra solidarietà e indifferenza”.

«Ci sembra importante – spiega don Antonio Pezzetti, direttore di Caritas Cremonese – sottolineare, come dice Papa Francesco, “la necessità di costruire nelle nostre comunità laboratori di accoglienza, incontro, convivenza che esprimono la strada per superare discriminazioni e contrapposizioni ed educare a costruire ponti, un mondo senza frontiere”. Vogliamo inoltre dire ai migranti, come dice sempre il Papa, “che avete un posto speciale nel cuore della Chiesa, e la aiutate ad allargare le dimensioni del suo cuore per manifestare la sua maternità verso l’intera famiglia umana. Non perdete la vostra fiducia e la vostra speranza”».

L’accoglienza dei profughi, che da mesi vede impegnata la Caritas diocesana insieme ad altre realtà del Terzo settore legate al mondo ecclesiale, ha prodotto in alcune comunità qualche segno: chi ha messo a disposizione alcuni ambienti, chi ha fatto un vero e proprio cammino per aprirsi alla loro accoglienza e alla loro integrazione, chi si è impegnato ad accompagnare la loro presenza con gesti di relazione e di servizio.  «Segni che certamente porteranno dei frutti – sottolinea don Pezzetti –, sfide che meritano di essere accolte per vincere la “globalizzazione dell’indifferenza”, per usare le parole del Papa». I numeri di questo impegno sul territorio parlano di più di mille persone accolte, di cui quasi la metà presenti in realtà ecclesiali. «Pur con le difficoltà che questo impegno comporta – precisa il direttore della Caritas – non abbiamo mai avuto situazioni critiche, anche per lo stile di comunicazione e di collaborazione che è stato messo in atto con le Istituzioni e i cittadini».

I migranti finora accolti dalla Caritas diocesana sono stati 632. Provengono da 23 Paesi: Nigeria, Ghana, Gambia, Nepal, Repubblica Centrafricana, Mali, Pakistan, Guinea Bissau, Guinea Conakri, Somalia, Afghanistan, Costa d’Avorio, Senegal, Camerun, Burkina Faso, Bangladesh, Liberia, Botswana, Niger, Eritrea, Etiopia, Togo, Sierra Leone. 446 persone sono già state ascoltate dalla Commissione territoriale e per 321 è stato dato parere negativo. Attraverso i ricorsi finora presentati al Tribunale ordinario per i rigetti ottenuti, 23 persone hanno ottenuto un permesso di soggiorno mentre 77 si sono visti ribadire la scelta della Commissione. Sono 17 coloro che hanno ottenuto il titolo di “rifugiato politico”, 47 quelli che lo hanno ottenuto come “protezione sussidiaria” e 40 e quelli che lo hanno ottenuto per motivi umanitari.

«Un problema grande – denuncia don Pezzetti – rimane la fine del percorso amministrativo di queste persone. Infatti, sia che abbiamo ottenuto uno status sia che non lo abbiano ottenuto, vengono “fatti uscire” dai percorsi di accoglienza e lasciati a se stessi. Per quanto riguarda le nostre strutture, noi non li facciamo “uscire”, per non creare disagio alla persona e allo stesso territorio, perché in entrambi i casi non è facile trovare una soluzione immediata. Non è facile, infatti, trovare lavoro e casa per chi i documenti li ottiene, ma anche attendere un eventuale “appello” o aspettare un “essere rimandati a casa” che non avviene quasi mai».

«Dentro questo quadro – conclude il responsabile della Caritas diocesana – rimane importante riflettere su quanto il Papa ha detto durante un suo viaggio apostolico: “Quante volte pensiamo la missione sulla base di progetti o programmi. Quante volte immaginiamo l’evangelizzazione intorno a migliaia di strategie, tattiche, manovre, trucchi, cercando di convertire le persone con le nostre argomentazioni. Oggi il Signore ce lo dice chiaramente: nella logica del Vangelo non si convince con le argomentazioni, le strategie, le tattiche, ma semplicemente imparando ad accogliere, a ospitare”».

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