Cronaca

Provincia, dichiarazione di guerra al cinghiale: si 'schierano' le truppe

Il problema sta diventando serio. Il piano vuole fornire alcune modalità operative e gestionali per ridurre e risolvere i problemi causati dalla specie sia al contesto socio-economico che a quello ecologico

CREMONA – La Provincia di Cremona dà attuazione al piano di controllo dei cinghiali, la cui presenza, inusuale ma in crescita nella bassa pianura cremonese, sta dando filo da torcere agli agricoltori e crea pericolo per la circolazione stradale. Come primo passo di attuazione del piano provinciale di controllo (approvato a novembre dalla Regione), il comandante della Polizia Provinciale Mauro Barborini ha individuato i primi sei  ‘coadiuvanti’, ossia possessori di licenza di caccia che aiuteranno gli agenti nelle operazioni di abbattimento. Il loro lavoro durerà fino a marzo 2017,  mese indicato quale ultimo della fase sperimentale iniziata a novembre. In tutti i casi, si tratta di persone in possesso di abilitazioni varie, a cominciare dalla qualifica di selecontrollore (cacciatori specializzati nella caccia di selezione e in particolare di ungulati), al possesso di attestati in materia di  formazione in materia di igiene e sanità sulle carni di selvaggina. 

I branchi di cinghiali selvatici in pianura stanno diventando un fenomeno preoccupante su cui più volte le associazioni di agricoltori hanno sollevato l’allarme. La Coldiretti ha stimato 2 milioni di danni in provincia dal 2004 ad oggi, tra colture rovinate e incidenti stradali. E’ dal 2014 che il  settore agricoltura caccia e pesca della Provincia ha avviato un monitoraggio sulla presenza della specie, sulla base delle segnalazioni, degli avvistamenti diretti e relativi a segni di presenza, sia anche in base agli di incidenti stradali. Con questi dati è stato redatto un documento nel quale si suddivide il territorio provinciale a seconda del regime di tutela (aree Natura 2000 e non) ed è scaturito il piano provinciale di controllo del cinghiale, una specie particolarmente problematica e «ritenuta ‘non vocata’ per l’ambito geografico in discussione, oltre che per il fatto che, ancorché con basse densità, la specie si insedia in maniera quasi esclusiva entro ambiti ecologicamente fragili, tutelati dal regime di area naturale protetta». Per questo la Provincia ha ritenuto «necessario intervenire prima che le dimensioni del problema raggiungano proporzioni non più controllabili. Il piano vuole fornire alcune modalità operative e gestionali per ridurre e risolvere i problemi causati dalla specie sia al contesto socio-economico che a quello ecologico».

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