Cronaca

Caso Zardi, nessun colpevole Chiesta l'archiviazione anche per l'ultimo indagato

Nell’ottobre dell’anno scorso il luogo del crimine era stato trasformato dagli esperti del Ris in una grande camera oscura con l’obiettivo di trovare elementi utili all’indagine. Non è stato così, purtroppo

CASALMAGGIORE – Sono ormai ridotte ad un lumicino le possibilità di dare un nome e un volto a chi ha ucciso Arianna Zardi, la 25enne di Casalbellotto trovata morta nell’ottobre del 2001 sotto un ponticello di Torricella del Pizzo. In queste ore, infatti, anche per l’ultima persona indagata, la procura dei minorenni di Brescia ha chiesto per la seconda volta l’archiviazione. Nella prima, la famiglia di Arianna, assistita dall’avvocato Giovanni Bertoletti, si era opposta, convincendo il gip a disporre nuove indagini. Ora il giudice dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta della procura. Il nome di Giulio, 31 anni, all’epoca dei fatti minorenne, era emerso in alcune intercettazioni telefoniche intercorse nel 2013 tra due persone sotto indagine per droga che parlavano tra loro di uno ‘slavo’. Era stato proprio questo personaggio a tirare in ballo il 31enne, indicandolo come l’assassino di Arianna. A quel punto la polizia, con la scusa di un controllo sulla patente, aveva convocato il ragazzo in Questura, offrendogli del caffè. Sul bicchiere, Giulio aveva lasciato il suo Dna. L’esame, però, ha dato esito negativo. “Il mio cliente conosceva Arianna solo di vista”, ha sempre sostenuto l’avvocato Francesco Cogrossi, legale del 31enne. Sulla richiesta di archiviazione, l’avvocato ha commentato: “Prendiamo atto con favore dell’intervenuta richiesta di archiviazione. Siamo sempre stati collaborativi con la procura, auspicando che la verità venisse a galla”. Si continua, dunque, ad indagare contro ignoti, in attesa che Andrea Verzelletti, Cristina Cattaneo, Vittorio Fineschi ed Emanuela Turillazzi, i consulenti nominati dalla procura di Cremona, si riuniscano per fare il punto sulle analisi effettuate sul corpo della ragazza, riesumato l’8 gennaio del 2016 dal cimitero di Casalbellotto,  trasferito all’Istituto di medicina legale dell’università degli studi di Milano per essere sottoposto a tutti gli esami, e restituito il 28 gennaio di quest’anno. Un particolare emerso in queste ore è che Arianna aveva il bacino fratturato. Un particolare compatibile con una caduta? L’avvocato Bertoletti non lo ha escluso, ma ha subito sottolineato: “Si tratta, certo, di un dato parziale, ma mi domando come abbia fatto Arianna a spostarsi con una frattura simile dal punto di caduta fino al punto in cui è stata trovata. In merito, comunque, aspettiamo di sapere quali saranno le conclusioni degli esperti”. Nell’indagine sulla morte di Arianna Zardi, nulla, almeno in questi ultimi anni, è stato lasciato intentato. Pesano, però, i 16 anni trascorsi dal delitto. Nell’ottobre dell’anno scorso il luogo del crimine era stato trasformato dagli esperti del Ris in una grande camera oscura con l’obiettivo di trovare elementi utili all’indagine. Non è stato così, purtroppo: a distanza di così tanti anni, il naturale inquinamento del luogo si è portato via tutte le tracce. Il tempo ha fatto sbiadire anche le impronte papillari sugli effetti personali di Arianna. Fallito anche l’esame del Luminol per rilevare il sangue. Ancora da spiegare cosa si celi dietro ad una traccia trovata sui jeans di Arianna. Quell’impronta, all’inizio attribuita al segno di uno pneumatico, potrebbe corrispondere a quella di una scarpa. La vittima, in sostanza, sarebbe stata uccisa e poi, con un calcio, nascosta alla vista. Fondamentale sarà anche capire se quella traccia trovata sui jeans possa essere o meno compatibile con un segno a vu trovato sul ginocchio della 25enne proprio in corrispondenza di quell’impronta di scarpa. Sara Pizzorni

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