Salute

Biopsia liquida, la ricerca fa passi avanti: una rivoluzione presentata a Casalmaggiore

Il punto di forza è che non si studia più, come con la biopsia solida, un punto specifico del tumore, ma tutte le sue potenzialità, cercando di capire la combinazione corretta delle molecole.

CASALMAGGIORE – Un convegno di altissimo livello, organizzato dagli Amici dell’Ospedale Oglio Po, presso la Fondazione Santa Chiara per parlare dei nuovi orizzonti della biopsia liquida, una tecnica innovativa per poter studiare in modo approfondito il tumore. Un convegno importante anche per la nostra zona, purtroppo indicata come una dalle più colpite da neoplasie e forme tumorali di vario genere.

A fare gli onori di casa Claudio Toscani, presidente degli Amici dell’Ospedale Oglio Po, e il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni, che hanno ringraziato la signora Regina Paola Bini per avere trovato l’aggancio col professor Bruno Damascelli, che conduce l’unità di radiologia intervenzionale oncologica presso la sezione Emocuore della Clinica Columbus di Milano e che già dagli anni ’60 introdusse gli ultrasuoni a scopo diagnostico. Con lui altri quattro luminari: l’anatomo patologo dott. Tshering Dorji, lo specialista in patologia clinica dott. Vittorio Grazioli, il medico genetista Elena Repetti, e la specialista in radiologia Vladimira Tichà.

La biopsia liquida, è stato spiegato con l’ausilio di slide, consiste in un semplice prelievo di sangue venoso sul quale possono essere eseguite analisi molecolari quando non è possibile disporre di tessuto tumorale. Il punto di forza è che non si studia più, come con la biopsia solida, un punto specifico del tumore, ma tutte le sue potenzialità, cercando di capire la combinazione corretta delle molecole. La biopsia liquida, per ora, è un esame complementare che dunque non sostituisce la diagnosi istologica tradizionale. Ma già si mira ad una precisione sempre più alta. “Vogliamo fare strada per provare a procurarci un campione il più attendibile possibile, ossia vogliamo arrivare a fare studi complessi e completi utilizzando la minima quantità di materiale utile” ha spiegato Damascelli.

Il sangue, insomma – e con esso anche saliva, urine, feci – possono mettere a nudo il tumore. Siamo abituati a classificarli per sede e per comportamento, ha spiegato Grazioli, ma con la bio-informatica applicata alla genetica possiamo fare un passo in avanti notevole. Già, ma è davvero accessibile questo esame? La scommessa è poterlo portare direttamente dal paziente, è stato spiegato. “Abbiamo avuto privati che hanno creduto in questo percorso – ha spiegato Grazioli – e siamo ora in grado di offrire gratuitamente questo esame, altrimenti costoso, ai pazienti, almeno in questa prima fase sperimentale. La strada è quella della collaborazione tra pubblico e privato, ma prima di tutto occorre unire le forze e non pensare al semplice campanile e al proprio orticello”.

Insomma un argomento nuovo, che ha stimolato alcune domande anche da parte del dottor Luigi Borghesi e del dottor Paolo Bini e che risulta fondamentale conoscere e diffondere. “Siamo solo agli inizi e, per il momento, dobbiamo affidarci e studiare quanto avviene negli Stati Uniti: ma la nostra ricerca va avanti anche perché dal punto di vista diagnostico stiamo facendo passi avanti importanti. Quello che è importante è sottolineare come tutto quello che stiamo facendo nella diagnostica tumorale non sia più sufficiente” ha ricordato Damascelli.

G.G.

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