Economia

Condominio Vico e l'Ecobonus al 110%: verso la rivoluzione edilizia a Casalmaggiore

Domanda d’obbligo, a questo punto. Se lo Stato rimborsa tutto, e pure un 10% in più, come ci guadagna? E’ stato calcolato che dal terzo anno dovrebbe giungere un’entrata non prevista, perché queste iniziative sono in primis una lotta al “nero” e alle speculazioni edilizie al limite (o magari oltre il limite) della legalità. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

CASALMAGGIORE – Dall’alto offre una delle visuali migliori, a 360°, di Casalmaggiore. Ma basta osservare le pareti esterne per comprendere quale sia lo stato di salute del condominio Vico a Casalmaggiore. Sorto in via Bixio nel 1966 con la prima parte, alla quale ha fatto seguito l’edificazione, a inizio anni ’70, della seconda, la struttura non ha mai vissuto una vera e propria riqualificazione da allora. Parliamo di un edificio di dieci piani, con 76 unità tra appartamenti e negozi, di certo uno degli stabili costruiti nel secondo Dopoguerra più imponenti.

La rivoluzione parte da qui: una riunione di condominio tenuta all’Auditorium Santa Croce, infatti, ha dato mandato – con l’amministratore Giuseppe Caffelli e il placet dei condomini – alla ditta Studio Rinnova di San Giovanni in Croce, rappresentata dal geometra Marco Palazzotto, di procedere con la cosiddetta fase 1, ossia la possibilità di realizzare uno studio di fattibilità, per rifare completamente la cappottatura e l’impianto di riscaldamento centralizzato, riqualificando così l’immobile e migliorando la classe energetica di almeno due o tre punti. Il costo però è notevole: dai 2 ai 2.5 milioni di euro stimati. Dunque, dove sta il segreto? Nell’Ecobonus 110%, che per la prima volta si intende sfruttare a Casalmaggiore per un palazzo di questo tipo.

Nella foto un momento dell’assemblea condominiale in Auditorium Santa Croce

In buona sostanza lo Stato permette di cedere a Istituti di Credito o assicurativi il credito di imposta, superiore alla spesa del 10% (da qui il nome Ecobonus 110%). Il condominio Vico, in particolare, cederebbe il suo credito a Eni che, col protocollo Cappotto Mio, dovrebbe diventare partner dell’iniziativa. Un modo per fare ripartire l’edilizia, per allungare la vita degli immobili e recuperare patrimonio esistente. E un Ecobonus 110% che lo Stato vorrebbe ora, salvo crisi di Governo, procrastinare fino al 2024. “La fase 1 – spiega Palazzotto – è di fatto esplorativa, un vero e proprio studio di fattibilità che comprende la verifica urbanistica e catastale. Abbiamo già fatto il cosiddetto “giro delle sette chiese” e abbiamo trovato in Eni il partner ideale per i lavori che dovranno essere eseguiti: toccherà ad Eni, una volta che il progetto dovesse andare in porto, sviluppare l’esecutivo con imprese a loro affiliate. Chiaramente però prima di quest’ultimo passaggio, che darà il via ai lavori, occorrerà una nuova assemblea di condominio per avere il nulla osta. Contiamo di arrivare a febbraio nelle condizioni ideali per poterla convocare”.

A ciascuno dei condomini verrà poi lasciata la possibilità di effettuare altri lavori, come ad esempio il miglioramento dei serramenti, dove il bonus del recupero fiscale va dal 50 al 65%, quello delle facciate (recupero previsto al 90%), senza disdegnare, vista l’ampia superficie a disposizione del tetto, la possibilità di installare un grande impianto fotovoltaico, che costituirebbe un ulteriore salto di qualità. Prima però, col traino di tutto il condominio, la rivoluzione ha necessità di partire dai lavori più urgenti e significativi. “La riqualificazione energetica peraltro – spiega Caffelli – consentirà di avere negli anni un risparmio per il miglioramento dell’impianto di riscaldamento, volto a evitare il più possibile la dispersione di calore ed energia elettrica. Si tratta di un percorso ambizioso, che però grazie a questo contributo statale si può realizzare”.

Domanda d’obbligo, a questo punto. Se lo Stato rimborsa tutto, e pure un 10% in più, come ci guadagna? E’ stato calcolato che dal terzo anno dovrebbe giungere un’entrata non prevista, perché queste iniziative sono in primis una lotta al “nero” e alle speculazioni edilizie al limite (o magari oltre il limite) della legalità. Fare ripartire l’edilizia – senza bisogno di “rubare” altro suolo vergine, ma migliorando l’esistente – è l’altro grande obiettivo che si intende raggiungere in un momento così difficile per il settore (e non solo) a causa del Covid.

Giovanni Gardani

 

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