Cronaca

L'addio al Parco Marconi (che non
esiste): 50 irriducibili nel prato

Nessuno ha pensato - e soprattutto ieri - di poter salvare il mondo. Ma almeno quei 50 irriducibili alla possibilità di un mondo diverso (il loro, non quello distante millemila km per cui è facile battagliare) ci hanno creduto davvero. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

Foto Vincenzo Raeli
Foto Vincenzo Raeli

Hanno detto addìo al Parco Marconi. Quello che esisteva solo nella testa e nei sogni di incrollabili sognatori, in quello spazio tra la scuola Marconi e l’argine maestro che è area verde ma ancora per poco. Una cinquantina di irriducibili. C’erano alcuni (non tutti, ma tant’é) dei volti storici dell’ambientalismo casalasco. C’erano rappresentanti del mondo dello sport, quello che sperava che l’erigendo palazzetto fosse costruito da un’altra parte, magari recuperando una delle aree dismesse e maggiormente fruibili del territorio, c’era Salviamo il Paesaggio e gente comune. Chiamiamoli pure cani sciolti: professionisti, professori, pensionati, scorbutici e rompiscatole. C’era poca politica: Piccinelli (Vivace e Sostenibile), Manfredi, Dolci e Gozzi (M5S) e poca scuola (l’onnipresente Media Diotti e null’altro). Ieri il pic nic al parco Marconi, con gli interventi di Piccinelli, di Pinardi e di Donzelli a ribadire il no fermo e deciso ad una struttura di quelle dimensioni. Un no con ragioni ambientali, estetiche ma pure con ragioni economiche e viabilistiche. “I costi di costruzione e successivamente di gestione del Palazzetto graveranno su tutta la comunità e sui bilanci del comune per anni” ha ribadito Annamaria Piccinelli, tra gli organizzatori di quest’ultimo incontro. Ormai come avrebbe detto Giulio Cesare, il dado è tratto, e tra le parole di tanti la disillusione si è respirata profondamente. Tutto si è svolto in maniera tranquilla e pacifica, è stata un’ora di confronto, di chiacchiere e di gioco per i bambini coinvolti da Andrea Visioli in un mini orienteering. Di torte condivise e di impegno. Si è salutato così l’ultimo respiro del Parco. In maniera comunque serena: chi c’era non ha mai mollato di un centimetro la battaglia per quel pezzo di terra e ci ha sempre messo la faccia. Una nota di merito non da poco. Nessuno ha pensato – e soprattutto ieri – di poter salvare il mondo. Ma almeno quei 50 irriducibili alla possibilità di un mondo diverso (il loro, non quello distante millemila km dell’ambientalismo da baracca per cui è facile battagliare) ci hanno creduto davvero.

Nazzareno Condina

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