Opinioni

Oglio Po, Pasquale De Luca:
"Non fari, ma tante piccole luci"

"Si accende una luce sull’ ospedale e si fanno sentire le nostre voci. Perché buio e silenzio spesso favoriscono le storie di abbandono... E forse per riaccendere “veramente” l’Ospedale (come dice lo slogan) più che un singolo, potente faro servono le tante lampadine che ognuno di noi può mantenere accese manifestando in modo evidente il proprio interesse"

Ho risposto ben volentieri alla chiamata del Coordinamento. Faccio parte di quel gruppo di medici, infermieri, personale sanitario, personale amministrativo, che più di 30 anni fa, con profonda convinzione hanno chiuso 3 ospedali per aprirne uno più moderno ed efficiente. Per me (ma non solo per me) è stata una esperienza professionale lunga ed estremamente coinvolgente. Come sempre quando si avvia una nuova realtà che vuole migliorare l’ offerta di assistenza verso una popolazione.

Adesso che da qualche anno non lavoro più nell’ospedale vivo, come tutti gli altri, la mia dimensione di utente. Dicevo che ho risposto alla sollecitazione del Coordinamento perché questo è quasi un “esperimento sociale”.

Ci sono 4 donne che si chiedono: “…solo a noi interessa il destino dell’ospedale?”. Ma per rispondere ci devono mettere la faccia. E fare pubblicamente questa domanda. Così hanno fatto. Ed eccoci qui! Fisicamente e non solo in versione digitale…

È interessante vedere cosa è successo in questi mesi. Come si sono mosse le persone comuni e come si sono mosse le istituzioni, gli Enti, le associazioni. Le persone hanno decisamente partecipato [Basta guardare in Rete: video, messaggi, condivisioni etc]. Gli altri…un mix…Chi ha subito condiviso. Chi si è un pò difeso. Chi ha consigliato al coordinamento cosa fare. Chi un po’ si è messo in attesa di “proposte operative concrete” da parte del Coordinamento.

Io credo che il Coordinamento cercando di aggregare le volontà di tante persone verso un buon fine comune stia già facendo qualcosa di concreto. Si accende una luce sull’ ospedale e si fanno sentire le nostre voci. Perché buio e silenzio spesso favoriscono le storie di abbandono… E forse per riaccendere “veramente” l’Ospedale (come dice lo slogan) più che un singolo, potente faro servono le tante lampadine che ognuno di noi può mantenere accese manifestando in modo evidente il proprio interesse.

Però… è davvero strano dover manifestare per difendere la Sanità Pubblica nonostante l’art 32 della Costituzione sul diritto alla salute, la legge 833 del 1978 sul SSN e soprattutto dopo l’esperienza della pandemia. Ma sarebbe sbagliato non ricordare che da anni si sono indicati i rischi legati al de-finanziamento della Sanità (sotto la media OCSE sia in riferimento al PIL nazionale sia in riferimento alla spesa pro-capite). Come da anni si sono indicati i rischi di una aziendalizzazione esasperata con l’illusione che possano bastare solo gli strumenti del management economico per realizzare un Servizio Sanitario Pubblico di qualità.

Per noi medici è stato molto importante inserire nelle nostre competenze anche la valutazione economica dei programmi sanitari. Ma bisogna stare attenti a non considerare le prestazioni sanitarie come un qualunque altro prodotto di mercato contendibile tra pubblico e privato, se si vuole mantenere vivo un SSN universalistico. Bisogna considerare la sanità pubblica come una risorsa su cui investire, non un costo da tagliare.

Sono anni che si parla del nostro Ospedale, tutti conoscono la sua storia, tutti hanno detto e scritto di come è importante, di come nessuno lo vuole chiudere o depotenziare. Vi consiglio di fare una cosa (che ho fatto anch’io). Guardatevi la stampa locale (La Provincia, Oglio Po News). Digitate nella ricerca “Ospedale Oglio-Po” o “Vicomoscano”. Avrete così una specie di antologia delle cose dette, promesse, promosse, auspicate… Incontri, dibattiti, visite autorevoli…

Ma la realtà ha la testa dura. E quello che alla fine resta di questi anni è la progressiva riduzione delle attività ospedaliere. Era diventato troppo costoso mantenere lo stesso livello di prestazioni? Ma costoso per chi ? Chi stabilisce questa bilancia costo/benefici. Quello che appare “troppo costoso” visto da Milano o da Cremona può non esserlo visto da Vicomoscano. E ancora: una efficiente e remunerativa soluzione vista da Milano o Cremona diventa un carico ai limiti del sopportabile visto da Vicomoscano.

Nessuno onestamente può dire che non è così!. Nessuno può negare la relatività di certe scelte. Quando si fanno degli interventi in campo sanitario bisognerebbe sempre stimare qual’ è il costo sociale di quell’intervento. Non solo le ricadute sul bilancio delle varie aziende sanitarie, ma anche le ricadute sui potenziali utenti. Ad esempio se sposto un Servizio dalla provincia al capoluogo e accorpo le prestazioni, sicuramente risparmierò in termini aziendali. Ma sarebbe etico stimare anche i costi che l’utenza dovrà sostenere per utilizzare quel Servizio (trasporti, ore di lavoro perse etc.). Per non parlare dei così detti “costi intangibili” legati al disagio di paziente e caregiver nello spostamento di persone anziane, fragili, ammalate etc.

In Sanità ci sono almeno tre principali punti di vista per definire la Qualità delle cure: quello di chi riceve assistenza (gli utenti), quello di chi eroga le prestazioni (gli operatori), quello degli amministratori (locali e/o centrali).

L’utente si aspetta un’ assistenza più accessibile, più “amichevole”. L’operatore vuole la migliore la qualità tecnica delle prestazioni che fornisce. L’ amministratore guarda ad una maggiore produttività, all’ efficienza e controllo sulla spesa. Sarebbe sbagliato considerare questi aspetti in competizione. Bisogna, invece considerare il vantaggio di questa visione “tri-dimensionale” quella tecnica (operatori), quella economica (amministratori) e quella sociale (utenti). Solo tenendo nella giusta ed equilibrata considerazione questi aspetti si potrà avere una Sanità di Qualità.

Viceversa se si trascura o si esagera uno di questi tre aspetti il concetto di Qualità verrà deformato fino a diventare incomprensibile e contraddittorio. Ovviamente sta ai vari “portatori di interesse” far valere in un confronto democratico e dialettico la propria dimensione. Ed è esattamente quello che sta avvenendo stasera.

Qui non si accusa nessuno, non si vuole puntare il dito contro nessuno. Si cerca solo chiamare le cose col proprio nome. La situazione è troppo seria per disperdere energie in polemiche. Certo che il Coordinamento si è chiesto che fare dopo. Ma la domanda è quasi imbarazzante e, per certi versi, un po’ fuorviante. Non sono loro che si possono sostituire alle istituzioni politiche, amministrative, sanitarie, sociali etc.

Il Coordinamento cerca di evidenziare senza ambiguità i reali bisogni di assistenza e cura di un intero territorio.

Guardate, il punto non è quello che il Coordinamento farà da adesso in poi. Il punto non sono i buoni consigli da dare al Coordinamento. Il punto è mettere bene all’attenzione delle persone i risultati CONCRETI di quello che è stato fatto, si sta facendo o si farà per l’Ospedale. E se i risultati concreti hanno portato tutta questa gente in piazza…bene… allora la domanda sul “cosa fare” non è certo a carico del Coordinamento o delle persone che sono qui stasera.

Ah! Al Coordinamento è stato anche rimproverato di fare ‘rumore’. Si dice “…Ma vi abbiamo dato tutto quello che è possibile dare…stante questa diffusa situazione nazionale…”. Ok! Mettiamola così: se proprio non c’è altro, io mangio anche il pane duro se ho fame… ma non posso dire che sto mangiando una fragrante baguette appena sfornata. Non si può pretendere che le persone siano contente, soddisfatte e silenziose se di fatto il SSN rischia di scomparire… o sta già scomparendo dal proprio territorio. E soprattutto non si può pretendere che siano tacitamente d’accordo!

Insomma quello che è avvenuto non è il segno qualcosa di ostile, di aggressivo verso qualcuno o qualcosa. Bensì è il segno tangibile di un forte attaccamento all’Ospedale “un patrimonio prezioso, da difendere e adeguare” (sono le parole del Presidente Mattarella a proposito del SSN). Prezioso poiché la qualità della nostra Salute dipende anche dall’esistenza e dal buon funzionamento di questo Ospedale.

Prezioso perché le vicende di questo Ospedale tengono viva l’attenzione anche sulla qualità dell’assistenza sanitaria territoriale, altro pilastro del SSN, su cui bisogna vigilare. Infine a nome di tutti voglio ringraziare Annise Grandi, Maria Luisa Paroni, Laura Passerini e Dina Rosa per quanto hanno fatto e per averci donato questa splendida serata.

Pasquale De Luca (Psichiatra ed ex dirigente medico)

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