Torbiere, Bignotti (Oglio Sud):
"Biodiversità, noi ci lavoriamo"
"Il richiamo nostalgico alle torbiere del passato come luoghi migliori rappresenta un'idealizzazione. Un tempo l’economia agricola legata alla torbiera era incentrata sulla coltivazione della canna e ad altre attività legate ai canali, utilizzati per trasportare i materiali raccolti. Con il declino di questi interessi economici, la manutenzione dei canali non era più conveniente, e grazie al loro abbandono l’area umida ha ripreso la sua dinamica evoluzione naturale".


Risponde Alessandro Bignotti, Presidente del Parco Regionale Oglio Sud, alla lettera di Luigi Gardini (presidente di Noi Ambiente Salute di Viadana) relativa alle Torbiere di Marcaria e oggetto, nel corso degli anni, di cambiamento. L’area rimane un’area importante per ciò che concerne la biodiversità, un’area sulla quale il Parco punta molto, e non rimane fermo a guardare. Questo il testo della lunga disamina, testo che pubblichiamo integralmente.
“Prendiamo spunto dalla lettera di Luigi Gardini (Associazione Noi, Ambiente Salute), pubblicata su OglioPo news il 6 dicembre scorso, per fare alcune precisazioni.
Il richiamo nostalgico alle torbiere del passato come luoghi migliori rappresenta un’idealizzazione. Un tempo l’economia agricola legata alla torbiera era incentrata sulla coltivazione della canna e ad altre attività legate ai canali, utilizzati per trasportare i materiali raccolti.
Con il declino di questi interessi economici, la manutenzione dei canali non era più conveniente, e grazie al loro abbandono l’area umida ha ripreso la sua dinamica evoluzione naturale.
Queste aree (bugni e lanche) infatti vengono da prima colonizzate da vegetazione acquatica, poi – man mano che l’interrimento avanza a causa di residui vegetali e sedimenti – dal salicone, dal bosco igrofilo, cioè da piante che resistono in ambienti umidi, e infine dal bosco cosiddetto “climax”, cioè l’habitat più stabile possibile in quel luogo.
L’evoluzione degli ambienti porta anche ad una evoluzione della fauna che li visita. I monitoraggi presso la Riserva ci dicono ad esempio che sono diminuite le specie tipiche del canneto e sono aumentate quelle più legate agli ambienti forestali. La riserva ospita una buona biodiversità, in particolare tantissime specie di uccelli, che la prediligono sia per nidificare che per passare l’inverno. Per questo motivo sono numerosissimi i fotografi che la frequentano.
In questo contesto il Parco ha a cuore gli habitat umidi che tendono da sempre a evolversi verso il bosco, azione velocizzata anche dai cambiamenti climatici in corso.
Per questo motivo il Parco si adopera da sempre per tenere in vita le aree umide, riportando indietro le lancette dell’orologio evolutivo attraverso il dragaggio dei sedimenti e altri interventi accessori molto onerosi. L’ultimo grande intervento realizzato presso la Riserva risale agli anni 2006-2008 quando furono riaperti alcuni canali e presi accordi con il Consorzio irriguo locale per immettere nella Riserva le acque residue al termine dei turni di irrigazione dei campi. Quest’azione, che continua oggi, ha dato e continua a dare una grande boccata d’ossigeno alla Riserva, ma certamente non ha bloccato la dinamica evolutiva, particolarmente in annate di siccità come quella subita l’estate scorsa.
A partire dagli anni 2010-2012, la scarsità di risorse economiche pubbliche destinate alla salvaguardia della natura ha impedito di pianificare interventi importanti. Questa situazione ha spinto il Parco a cercare nuove strade di finanziamento. Grazie a un bando di Fondazione Cariplo è stato finanziato uno studio in collaborazione con il Dipartimento TESAF dell’Università di Padova ed ETIFOR spin off della stessa Università, che ha evidenziato le criticità ambientali e realizzato decine di progettazioni per risolverle, ma soprattutto ha messo a punto un sistema di Pagamento per Servizi Ecosistemici (PES) – nato dalla consultazione dei portatori d’interesse del territorio e basato sullo Standard di Gestione Forestale Responsabile FSC® – che ha permesso di finanziarli e quindi di realizzarli.
Inoltre da circa un anno è all’opera un gruppo di professionisti (ingegneri idraulici, topografi, botanici, faunisti, ecc.) che con il Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale dell’Università di Parma sta svolgendo indagini preliminari per aggiornare il Piano di Gestione della Riserva Naturale Torbiere di Marcaria e mettere a punto le relative azioni di conservazione da attuare per conservare questi habitat fragili e preziosi, trovando le soluzioni scientificamente più solide ed economicamente più sostenibili. Sottolineiamo che gli uffici del Parco sono sempre a disposizione, sia per accogliere reclami che per dare spiegazioni nel merito delle scelte gestionali e ringraziando Luigi Gardini per averci dato questa preziosa possibilità“.
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