Cronaca

XV Premio Vittoriale a Vasco
Ciccio Argenti col Komandante

Evviva! Così come Bob Dylan ha ricevuto il Nobel io ricevo il XV premio del Vittoriale a Gardone Riviera È un riconoscimento alla canzone d’autore e “A NOI”, quelli che non sono mai andati a scuola tanto volentieri. Non sono abituato a ricevere riconoscimenti letterario-culturali, sono un cantautore, un autore di musica rock. Noi musicanti, nella mentalità popolare, siamo più apparentati col mondo circense. D’Annunzio era un comandante vero dell’aeronautica. Ecco io sono il Komandante con la K. Questa definizione mi è stata data un po’ per scherzo da una carissima amica bolognese. Nel senso che sono un komandante che non ha mai comandato niente in realtà. Faccio fatica anche a comandare me stesso”.

Queste sono solo alcune delle parole che Mercoledì 18 aprile ha pronunciato Vasco Rossi sul palco del Vittoriale di Gardone Riviera in quanto vincitore del XV Premio del Vittoriale. Il Blasco entra ora di diritto nella rosa delle personalità di spicco, che con le loro opere hanno donato e donano a questo mondo qualcosa di importante, di bello e di eterno.

Vasco ha simpaticamente conversato e ironizzato con il pubblico, venuto da ogni dove, proprio come accade ai suoi concerti, una schiera di fans che ancora una volta gli hanno dimostrato stima e affetto raggiungendolo, pur sapendo che non avrebbe cantato, solo per condividere con lui un momento importante come il riconoscimento di un premio. Presente anche Casalmaggiore nella persona di Francesco Argento (Ciccio), che così racconta questo incontro inusuale e commovente, distante dall’atmosfera dei concerti da stadio

“Ieri non è stata una giornata di routine, ma la mia giornata, passata col Komandante e il suo popolo. Finiti i miei impegni sono partito da solo, come spesso faccio quando vado ai suoi concerti perché per me è come una religione. E’ stata una grande emozione, innanzi tutto per il premio conferitogli perché lo marita tutto, poi averlo lì a pochi metri, che dialogava con noi….. già noi, che lo seguiamo da anni ovunque e ormai ci sconosciamo quasi tutti. L’attesa è volata, si è parlato, si sono intonate canzoni e alcune scolaresche di giovanissimi hanno acceso le casse del bluetooth mandando nell’aria le sue canzoni, in attesa che arrivasse: Bollicine, Albachiara, Una Canzone per Te;.ogni tanto arrivavano “squassi di pioggia” ma non ci importava. Il Vittoriale si è riempito in un attimo e lo storico, saggista e giornalista, nonché presidente della fondazione Giordano Bruno Guerri Anselmi ha fatto il suo ingresso con puntualità per presentare l’evento. L’entrata di Vasco, poco dopo, è stata una esplosione, un boato, una cosa da brivido. Lui canta le sue emozioni che sono le emozioni di tutti e noi eravamo lì, per restituirgli un po’ della commozione che ci regala orma da tanti anni. Quando il pubblico ha chiesto della scaletta del tour di quest’anno ha risposto che i concerti estivi saranno duri e incazzati, perché siamo tutti preoccupati per ciò che accade attorno a noi, e noi lo amiamo” (Ciccio)

Assistiamo spesso a fenomeni di divismo nei riguardi di attori, musicisti e affini, costruito e preconfezionato ad hoc da esperti dello star system, fenomeno ben veicolato anche dai media. Le star diventano vere e proprie icone, se non addirittura ossessioni, della gente comune, dando origine a galline dalle uova d’oro rincorse da registi, case cinematografiche/discografiche, brand e stilisti di alta moda e chi più ne ha più ne metta, artisti che diventano veri e propri prodotti commerciali, spesso meteore. Quando però l’artista e la sua opera sono sublimi, sono freccia che si pianta nel cuore, l’opera diventa una creatura viva ed immortale che genera amore per il suo creatore e coesione intima tra i seguaci. La canzone di per sé ha già il potere di entrare nell’anima, di risvegliare ricordi come la madeleine proustiana nel tè, di generare emozioni che ci uniscono al cantautore che pare capirci. La canzone penetra i nostri sensi con la musica e scuote con le parole, le persone si accordano attorno al musico, si capiscono e nel provare le medesime emozioni, non si sentono sole. Nasce così un Re col suo popolo adorante, un Re spesso nudo, un fabbriciere col cuore affettuoso che si fa carico di interpretare il disagio, la paura, il dolore e il sentire di tutti attraverso qualcosa di bello; ecco allora che non si può più parlare di divismo, di fanatismo o di ossessione ma di intreccio di amorosi sensi.

Giovanna Anversa

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