"Io ho l’Artoni": ricordo
di una professoressa col cuore

“Io ho l’Artoni, la prof quella alta”: quanti studenti hanno pronunciato queste parole, quanti alunni nel corso del tempo sono stati formati, educati dalla professoressa Maria Agostina Zanella. Una sua ex alunna, Monica Bravi, a tanti anni di distanza, ricostruisce il profilo di una docente – classe 1937, scomparsa nei giorni scorsi – che ha contribuito, in maniera determinante, alla formazione scolastica e – in generale – all’educazione dei ‘suoi’ ragazzi.
“Qualche tempo fa, al mattino – esordisce Monica Bravi – prima del suono della campanella dell’allora “media” Diotti di Casalmaggiore, tra gli alunni in attesa di entrare a scuola, si poteva sentire questa domanda “chi è la tua prof. di italiano?” e la risposta “Io ho l’Artoni, la prof quella alta”. Si, perché la professoressa Maria Agostina Zanella, classe 1937, che nei giorni scorsi ci ha lasciato, ha insegnato a Casalmaggiore per molti lustri… e tanti ex alunni la ricorderanno.
L’indimenticata prof. si firmava sui compiti con il nome Artoni, usando il cognome del marito, in un contesto sociale che attribuiva a tale consuetudine un valore aggiunto, oggi smarrito. Anche io negli anni ‘70 ho avuto come insegnante di lettere la Prof. Agostina. L’ho incontrata in quella speciale fascia d’età che dall’infanzia introduce alla giovinezza, un’età di passaggio nella quale è importante essere accompagnati, contesto nel quale io e i miei compagni abbiamo sentito la Sua cura e il Suo affetto. Quando La penso, emergono tanti ricordi, ma tra tutti, 3 flash sono nitidissimi. Per prima cosa la rivedo mentre ci spiega le poesie di Leopardi. Con la loro lettura, ci invitava a guardarci dentro, a sostare un poco con noi stessi, per conoscerci e apprezzare il valore dell’interiorità, uno scrigno davvero prezioso.
Subito dopo affiorano le immagini delle gite scolastiche dei tre anni del corso di studio, rispettivamente a Verona, a Vicenza e a Firenze, gite attraverso le quali ci ha introdotto alla bellezza e che hanno costituito dei veri eventi nella mia vita giovanile. Devo ad esse la “forma mentis” che ancora oggi mi guida quando mi muovo in veste di turista. Davvero edificante come venivano da lei preparate prima dell’evento stesso, guidate nello svolgimento e rielaborate dopo.
Mi hanno insegnato a non bruciare le esperienze importanti bensì ad attenderle, ad immaginarle, a viverle in pienezza e a scolpirle negli occhi e nel cuore. Infine La rivedo impegnata ad avvicinare la classe alla letteratura, passando dall’analisi dei sentimenti alla proposta di tematiche di più ampio respiro e di taglio sociale. Avevamo realizzato una piccola biblioteca di classe presso la quale si potevano prendere i libri in prestito. Ricordo di aver letto d’un fiato Lessico Familiare di Natalia Ginzburg, dove l’intimità della vita familiare si intreccia con la storia ufficiale.
La costante di quegli anni scolastici – continua – erano gli occhi della Prof.ssa Artoni, umidi e commossi, tanto quando leggeva “A Silvia” che quando ammirava il Duomo di Firenze o ci presentava, attraverso le pagine di Lessico Familiare, l’imprenditore illuminato Adriano Olivetti, che perseguiva il sogno della cura dei propri dipendenti…
Io, alle scuole medie, ho avuto la Prof.ssa Artoni, una Prof col cuore…”
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